Crdd, la squadra di spezzini che giocò contro Kobe Bryant

Nei giorni del cordoglio per la morte del grande campione, un avvocato spezzino ricorda la partita, con i compagni del Crdd, contro il Pistoia in cui militava il grande cestista da giovanissimo.

La palla a due del match fra Crdd e Pistoia, con Kobe Bryant pronto a saltare

La palla a due del match fra Crdd e Pistoia, con Kobe Bryant pronto a saltare

La Spezia, 29 gennaio 2020 - Un gruppo di giovanissimi spezzini, poco più di 30 anni fa, ebbe la fortuna di giocare contro il mito. Un privilegio capitato ad alcuni fortunatissimi nel nostro paese, che come il resto del mondo, dalla scorsa domenica piange Kobe Bryant.

Il leggendario campione della NBA, uno dei pochi Dei nell’Olimpo della palla a spicchi insieme a giganti quali Jordan, Chamberlain, Abdul-Jabbar e LeBron James, è morto in seguito allo schianto dell'elicottero su cui stava viaggiando a Calabasas, vicino a Los Angeles; una sorte tragica condivisa con la figlia tredicenne Gianna, promessa del basket che stava accompagnando ad allenarsi, e ad altre 7 persone.

L'avvocato spezzino Marco Mora ricorda il match contro Bryant
L'avvocato spezzino Marco Mora ricorda il match contro Bryant

Proprio nella città degli angeli, con i colori gialloviola degli LA Lakers, ha scritto pagine indimenticabili del campionato di basket più bello del pianeta e conquistato – fra i tanti titoli – cinque anelli.

La luce sul parquet si è spenta, quando la notizia ha cominciato a circolare, lasciando increduli milioni di fan e semplici amanti dello sport accomunati da un amore senza confini per quella canotta numero 24, scelto dopo le prime stagioni con l'8.

Il Black Mamba, com’era soprannominato, ha avuto come tanti sanno, un rapporto speciale con l'Italia: qui ha vissuto per anni al seguito del padre Joe, anch’egli cestista professionista.

Rieti, Reggio Calabria, Pistoia, Reggio Emilia sono state le tappe della famiglia Bryant nello Stivale: in queste città, la giovane promessa ha giocato nelle formazioni giovanili, dando saggio del suo incredibile talento.

E un’intera squadra spezzina, quella del Crdd, il Circolo Ricreativo Dipendenti Difesa, ha avuto il privilegio di incontrarlo, finendo come da copione sconfitta dagli avversari, forti di questo cestista in erba eccezionale.

Kobe militava nella Libertas Pistoia, e nel giugno 1989, i ragazzi liguri allenati da Nando Contimero avevano preso parte, grazie alla vittoria nel campionato provinciale, ad un quadrangolare in Toscana, classificandosi terzi nella finalina.

A ricordare l’incontro speciale con la futura stella del basket è Marco Mora, oggi avvocato. “Kobe aveva dei movimenti da felino: era snodato, saltava in modo incredibile anche al rimbalzo. Noi eravamo una buona squadra, con giocatori come Corrado Malaspina e Davide Cristelli (che ha avuto successivamente un’ottima carriera come cestista, ndr), ma ci siamo trovati di fronte un vero e raro talento. Gli altri erano solo comprimari e si capiva da subito che avrebbe fatto strada: si distingueva. Il suo tratto distintivo era la serietà: noi avevamo 12 anni, lui 11 ancora da compiere e sicuramente aveva qualcosa di differente, ma senza alcuna ombra di presunzione”.

A testimoniare quella partita destinata a rimanere fra i ricordi più preziosi, una foto che immortala Bryant mentre sta per saltare per la palla a due ad inizio gara. “Mi sono davvero emozionato – continua Mora – nel vederla: è girata in questi giorni fra noi ex compagni di squadra”.

E mentre negli anni scorsi il Mamba era ancora in campo a scrivere pagine leggendarie, per Mora c'era la consapevolezza di aver sfiorato uno dei più grandi campioni di tutti i tempi. “Faceva effetto sapere di aver giocato contro di lui. Subito, ovviamente, non ci pensavamo: eravamo bimbi. Una volta avevo partecipato ad un’esibizione dei nostri Flavio Carera e Andrea Forti, ma con Kobe eravamo quasi coetanei: vedendolo, sentivo una sensazione strana, come se a calcio avessi giocato contro Platini”.

E, come tanti amanti della straordinaria guardia dei Lakers e della Nazionale statunitense, lo sgomento provato di fronte alla morte di Kobe è stato enorme. “Un fulmine a ciel sereno: era simpatico, oltre che bravissimo, un campione a tutto tondo. E poi, era veramente attaccato all’Italia”. La stessa che visitava, per tornare nei luoghi della sua infanzia, o per scoprirne gli angoli più belli: come le nostre Cinque Terre, dove Bryant, la moglie Vanessa e le prime tre figlie (l’ultima, Capri, non era ancora nata, ndr) erano stati nell’estate 2017, quando nessuno avrebbe potuto immaginare questo tristissimo epilogo.