La Spezia ed Exodus: «La storia riscoperta per caso»

Marco Ferrari e quell’agenzia del 1996: «Il più sorpreso sono stato io»

Marco Ferrari

Marco Ferrari

La Spezia, 14 maggio 2019 - FU RECUPERATA per caso la memoria di ciò che La Spezia ha rappresentato nella storia dell’esodo degli ebrei verso la Palestina dopo gli orrori dell’Olocausto. Un ruolo tale da far meritare alla città il nome di «Schàar Zion», Porta di Sion. Ce lo svela Marco Ferrari, scrittore e giornalista spezzino, ideatore del premio Exodus del cui comitato scientifico è ancora oggi presidente. «Nel 1996 ero a Milano nella redazione del mio giornale – racconta – e per puro caso mi sono imbattuto in una nota di agenzia dell’Ansa che annunciava un concerto in contemporanea a Haifa e a New York nell’anniversario della partenza delle navi Fede e Fenice che erano considerate l’inizio dello stato d’Israele. Solo in fondo c’era scritto che avevano preso il largo dalla Spezia. Ho telefonato a Giorgio Pagano, che era allora assessore comunale, dicendo fate una iniziativa. Quindi l’8 maggio del ’96 si è avolta una cerimonia al molo Pagliari con la posa di una targa, con l’intervento del sindaco che era Lucio Rosaia, con l’onorevole Giuseppe Fasoli, con l’addetto al culto della comunità ebraica che era Adolfo Aaron Croccolo e con il professor Pietro Lazagna per la Provincia».

Quindi fino al 1996 alla Spezia non c’era conoscenza condivisa di quegli eventi storici?

«La cosa incredibile è che io, pur essendo nato in ambiente antifascista non avevo mai sentito dire nulla di questa storia, era una storia dimenticata, occuptata».

Come mai il ricordo della partenza delle navi degli ebrei dal golfo era stato rimosso?

«Per una ragione banale, nel senso che quell’aiuto dato dai partigiani ai profughi ebrei aveva di fatto prodotto lo scontro fra palestinesi ed israeliani. C’era una macchia quasi incancellabile e su questa macchia era sceso il silenzio, anche perché nel frattempo le posizioni delle forze antifasciste italiane erano tutte andate a difesa del popolo palestinese e non più del popolo ebraico. Va ricordato che il popolo abraico all’inizio era nato con un disegno socialista, c’era stato anche un cambiamento della politica israeliana>.

Da quell’anno, inizia la ricomposizione della memoria.

«Si, ho registrato lunghe interviste con Croccolo e ho ricostruito nel dettaglio la frammentarietà delle notizie relative al transito dei profughi ebrei dalla Spezia».

Come è nato il premio Exodus?

«Quando sono stato nominato presidente dell’Istituzione per i servizi culturali del Comune della Spezia, nel 2000, ho deciso di predisporre un progetto Exodus che ha portato alla creazione di un premio annuale e alla rivalutazione sistematica di quegli episodi. Così è nato il premio Exodus: il primo fu assegnato a Moni Ovadia». Da lì un percorso più ambizioso per far ottenere un riconoscimento ufficiale alla città Porta di Sion. «Noi all’epoca facevano parte del Comitato culture dei mari in cui c’erano altre città che mi hanno dato una mano enorme. Quando ho capito che Exodus poteva essere una questione nazionale, con l’assenso del sindaco Pagano, e siamo nel 2006, ho avviato le pratiche per avere la Medaglia d’oro al valore civile, che poi abbiamo ottenuto».

Medaglia d’Oro al Merito Civile per l’aiuto prestato ai profughi ebrei arrivò il 25 aprile del 2006.

«Non è stata una camminata facile: la prima domanda non aveva i requisiti sufficienti. Mi sono messo a raccogliere le testimonianze delle persone che conoscevano questa storia – Arrigo Petacco, Ferruccio Bartolini, Amelio Guerrieri e altri – e ho irrobustito il dossier. La comunità ebraica di Livorno, che era con noi in questo comitato culture dei mari, mi ha dato una grossa mano: il presidente dell’epoca era Ciampi e l’addetto stampa di Ciampi era Arrigo Levi, grande giornalista di famiglia ebraica, forse il miglior amico di Arrigo Petacco. C’è stato un lavoro di squadra. E il 25 aprile 2006 al Quirinale, nel nome di Exodus, il Comune della Spezia ha ricevuto la medaglia dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Con noi avevamo la delegazione del Comune di Livorno e il presidente dell’Acei che era Disegni: c’è stato un grosso lavoro della comunità ebraica nel ritrovare questa storia che anche loro praticamente quasi non conoscevano o che comunque avevano occultato».

Il premio Exodus è alla diciannovesima edizione. E’ sufficiente per la città Porta di Sion?

«Sarebbe auspicabile che Exodus, che è diventato patrimonio della collettività spezzina, e anche un vanto probabilmente, non si esaurisca in un premio ma che si faccia qualcosa anche durante l’anno. Visto che introducono l’educazione civica nelle scuole, potrebbe diventare un elemento di educazione civica locale. E’ una storia che andrebbe maggiormente valorizzata soprattutto tra i ragazzi, i giovani, nelle scuole».