REDAZIONE GROSSETO

Venator, il tempo stringe. Appello degli amministratori : "L’azienda esca allo scoperto"

Nel consiglio aperto a Gavorrano sottoscritta una lettera da spedire al cda dell’azienda. Prossimi passi: aprire un tavolo di crisi regionale e vicenda all’attenzione del Governo.

Nel consiglio aperto a Gavorrano sottoscritta una lettera da spedire al cda dell’azienda. Prossimi passi: aprire un tavolo di crisi regionale e vicenda all’attenzione del Governo.

Nel consiglio aperto a Gavorrano sottoscritta una lettera da spedire al cda dell’azienda. Prossimi passi: aprire un tavolo di crisi regionale e vicenda all’attenzione del Governo.

GAVORRANOUn Consiglio ’aperto’ a cui hanno partecipato amministratori locali, la Provincia, la Regione, il viceprefetto, parlamentari locali, sindacati e Confindustria. Per parlare della crisi della Venator, la multinazionale inglese che ha bloccato ormai da un anno la produzione di biossido di titanio nello stabilimento del Casone. E dal 31 vedrà lo stop anche della cassa integrazione per i lavoratori. Nel corso dell’incontro è stato reso noto il testo della lettera aperta indirizzata al consiglio di amministrazione di Venator Italy per affrontare la grave crisi che coinvolge lo stabilimento di Scarlino. La lettera è stata firmata da tutti i rappresentanti istituzionali. Con questa iniziativa, annunciata al Puntone lo scorso 31 dicembre, le istituzioni del territorio esprimono una "ferma richiesta di chiarezza e azioni immediate per salvaguardare l’impianto, i lavoratori e l’intero territorio. Come pubbliche amministrazioni – si legge nella lettera – abbiamo fatto tutto quanto era nelle nostre possibilità per sostenere l’azienda: decisioni difficili, interventi rapidi e misure che pensavamo indispensabili per garantire un futuro all’impianto. Ma oggi ci troviamo di fronte a una situazione di profonda incertezza, con la mancanza di un piano industriale chiaro, continui rinvii e un preoccupante silenzio sul futuro di Venator". La crisi non riguarda solo i dipendenti diretti dell’azienda, ma anche le famiglie legate all’indotto e l’intero tessuto economico e sociale della Maremma.Le ripercussioni, sottolineano i firmatari, "toccano il Pil provinciale e mettono a rischio la stabilità di un’intera comunità". La lettera rivolge un appello forte e deciso al CdA. "Se Venator intende continuare a operare, deve dimostrarlo ripristinando l’attività produttiva, reintegrando i lavoratori e investendo sul futuro del sito. Se invece l’azienda intende abbandonare il territorio, lo dica chiaramente e si impegni a facilitare l’ingresso di nuovi attori pronti a investire e rilanciare l’impianto. In ogni caso, Venator dovrà farsi carico della bonifica del sito per restituirlo al territorio nelle condizioni originarie".Gli amministratori sono determinati a difendere il futuro della Maremma e dei suoi cittadini: "Non accetteremo ulteriori attese o promesse disattese – ha detto – Ora è il momento di agire, con responsabilità e trasparenza. Pretendiamo un incontro con i vertici aziendali nella sede di Scarlino per discutere il futuro di questo impianto e della nostra comunità". E già sono stati annunciati i prossimi passi. La Regione aprirà il tavolo di crisi e successivamente la vicenda sarà portata all’attenzione del governo. Intanto l’azienda ha annunciato che dopo la fine della cassa integrazione, si aprirà un periodo, non precisato, di solidarietà.