
Quando tornammo liberi. Tutto in una notte di ottanta anni fa: "Mai abbassare la guardia"
Esattamente la notte fra oggi e domani di ottant’anni fa, Grosseto veniva resa libera. Quella stessa libertà che oggi è garantita a tutti, costò la vita ancora sei uomini.
Facendo un salto indietro per ricordare, tra il 14 ed il 15 giugno del 1944 alcune formazioni della Brigata Garibaldi arrivarono in città insediandosi nelle principali sedi istituzionali, fra le quali il palazzo municipale, la Prefettura e la Questura. All’alba del 15 giugno fu liberato il resto della città dai fascisti, operazione nella quale però persero la vita i sei partigiani che consentirono a Grosseto di diventare il primo capoluogo toscano liberato. Ieri, anticipando l’inizio dei lavori del Consiglio comunale si è svolta la cerimonia per celebrare l’80° anniversario della Liberazione della città di Grosseto, alla presenza delle massime autorità locali ed i rappresentanti dell’Isgrec e del Comitato provinciale Anpi "Norma Parenti". Cerimonia che ha messo fianco a fianco l’Amministrazione comunale e l’associazione dei partigiani, fra le quali nel recente passato qualche scintilla si era accesa.
Niente di tutto questo, ieri mattina, in una cerimonia condivisa nei modi e nei contenuti, come deve essere di fronte ad un momento di storia così importante.
"Celebrare la Liberazione – dice il presidente del Consiglio, Fausto Turbanti – significa onorare il patrimonio di valori e ideali che sono alla base della nostra società e della nostra democrazia. Non possiamo e non dobbiamo abbassare la guardia perché i concetti di libertà, democrazia e pace sono conquiste costate a tante vite umane".
"Ottant’anni fa – dice il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna – Grosseto si liberava con orgoglio, determinazione e tenacia dall’occupazione nazifascista. La liberazione ha occupato giorni difficili e di paura, in quegli attimi qualcuno ha scritto la storia, fatta di vita che sconfigge la morte per essere liberi di potersi esprimere".
"Deve essere – spiega il presidente della Provincia Francesco Limatola – una giornata di monito per tutti, perché l’antifascismo fu una conseguenza e perché il male non arriva mai all’improvviso, come insegna la storia. Fare memoria significa ricordare, riconfermare i valori".
"Non è compito dell’Anpi raccontare la storia – conclude il presidente provinciale dell’associazione Luciano Calì –, mentre è suo compito non far dimenticare il patrimonio di storia che è un impegno morale. Sono contento di essere nella sala del consiglio per l’anniversario, davanti ai consiglieri e presidente del consiglio che ha indetto questa cerimonia".
Non manca prima della conclusione del discorso, una puntualizzazione velata. "Quando si amministra la cosa pubblica – dice Calì –, il gesto di responsabilità non si compie verso se stessi ma verso la comunità che viene servita".
Maria Vittoria Gaviano