"Professione edilizia, serve la legge di accesso"

La presidenza di Cna Grosseto e il presidente degli edili sottolineano l'urgenza di una legge sull'accesso alla professione nell'edilizia per garantire sicurezza, rispetto dei contratti e formazione adeguata. Si evidenzia la necessità di norme per la qualificazione delle imprese e si critica la pratica delle "scatole vuote" negli appalti.

"Dopo la tragedia di Firenze non è più rinviabile una legge per l’accesso alla professione nell’edilizia". È quanto sottolineano la presidenza di Cna Grosseto e Francesco Vichi, presidente degli edili. "La sicurezza richiede la massima attenzione su ogni aspetto – proseguono – quindi occorrono rispetto e applicazione rigorosa dei contratti di lavoro, contrasto alla pratica del massimo ribasso e al subappalto infinito, formazione effettiva ed efficace per tutti i soggetti che operano nel cantiere. E poi, come chiediamo da molti anni, una norma per la qualificazione delle imprese. Non è pensabile avviare un’azienda edile con la semplice iscrizione in Camera di commercio. Un impiantista delle caldaie deve possedere un titolo professionale ed è obbligato a corsi di aggiornamento almeno triennali. Un acconciatore, oppure una estetista devono frequentare un corso di formazione di almeno mille ore".

Riccardo Breda, presidente di Cna, commenta anche alcune proposte in circolazione per rafforzare la sicurezza a partire da quella sulla parificazione tra appalti pubblici e privati. "Le regole del cantiere sulla sicurezza sono universali, non c’è distinzione tra committente pubblico e privato. Sull’efficacia della patente a punti continuiamo a nutrire forti dubbi, sul fatto che sia uno strumento effettivamente in grado di favorire le imprese più virtuose e che, al contrario, non determini il rischio di penalizzarle per eventi di cui non sono responsabili. Per la qualificazione delle imprese il primo e fondamentale passo è una legge sull’accesso alla professione".

"Un problema di cui si parla poco – aggiunge Anna Rita Bramerini, direttrice di Cna – riguarda quelle imprese che si aggiudicano gli appalti, ma non dispongono dei mezzi o personale per compiere i lavori. Tali realtà, che si potrebbero definire delle ‘scatole vuote’, non sono di fatto aziende edili ma dei professionisti in cerca di affari. Un sistema del genere non solo non garantisce la qualità dei lavori, ma favorisce il fenomeno del subappalto".