Emergenza caporalato: "Il problema arriva se non ci sono presìdi. Servono le sezioni"

I carabinieri hanno smascherato l’utilizzo di 67 extracomunitari. Dal Centro di accoglienza di Riotorto ai campi per pochi spiccioli. La denuncia della Cgil: "Ennesimo grave episodio di sfruttamento".

Emergenza caporalato: "Il problema arriva se non ci sono presìdi. Servono le sezioni"

Emergenza caporalato: "Il problema arriva se non ci sono presìdi. Servono le sezioni"

Un via vai continuo di furgoni dal Centro di accoglienza straordinaria di Riotorto che ha insospettito una pattuglia del Nucleo operativo Radiomobile dei carabinieri di Piombino del capitano Giorgio Poggetti. Parte da qui, da un’intuizione, l’operazione ’Piedi scalzi’ che ha portato all’arresto di dieci persone accusate di caporalato, l’odioso reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Vittime 67 extracomunitari pakistani e bengalesi, tra i 30 e i 56 anni, ospiti del Cas.

Persone disperate, sbarcate solo pochi mesi prima dalle navi Ong dopo un viaggio drammatico della speranza, che per appena 0,97 centesimi l’ora lavoravano in condizioni disumane. "Anche i titolari delle ditte alle quali i committenti, risultati estranei ai fatti, richiedevano servizi sono pakistani e utilizzavano la manodopera in maniera illecita approfittando dello stato di estremo bisogno" ha detto il comandante provinciale dei Carabinieri Piercarmine Sante Sica.

"Gli ospiti dei Centri di accoglienza possono svolgere lavori – spiega il capitano Poggetti – dalle 6 alle 22. Quindi l’anomalia non sta nella loro prestazione ma nel contratto di lavoro: dall’assenza di qualsiasi tipo di formazione alla violazione delle norme di sicurezza e anche di igiene. I pakistani erano dotati solo di un paio di guanti e lavoravano dieci ore ininterrottamente, senza le pause previste e senza altri dispositivi di sicurezza". Per non parlare dei compensi: il contratto di lavoro in provincia di Grosseto prevede una tariffa orari di 10,56 euro l’ora. "Qui si andava dai 6 ai 9 euro l’ora e in alcuni casi anche 97 centesimi l’ora". Dure le parole del sindacato Cgil. "L’ennesimo caso di sfruttamento e caporalato è lo spaccato di un’economia primaria sofferente, nonostante i continui sforzi per riportare la legalità nel settore agricolo, anche grazie alla legge 199/2016 contro il caporalato, al sindacato di strada che la Flai sta mettendo in pratica quotidianamente ormai da molti anni", dichiarano la Flai Cgil nazionale e il segretario generale della Flai Cgil Toscana Mirko Borselli, commentando l’operazione delle forze dell’ordine sul caporalato tra Livorno e Grosseto. "Questa operazione deve essere un ammonimento per tutti. L’indagine coordinata dalla procura di Livorno sul caporalato in agricoltura dimostra quanto ancora ci sia da fare per garantire l’applicazione della legge e dei contratti – dichiara Mirko Borselli –. Si susseguono i casi, anche nella nostra regione, in cui il fenomeno viene contrastato dalle forze dell’ordine in assenza di reale efficacia in termini di contrasto preventivo". Per la Flai Cgil "serve un salto di qualità sul piano del contrasto preventivo, le sezioni territoriali del lavoro agricolo di qualità debbono divenire un reale strumento di contrasto e prevenzione al caporalato. In metà delle province toscane, ancora a distanza di otto anni dalla legge 199 che le ha previste, le sezioni territoriali non si sono neanche insediate. Quando lo Stato non presidia arrivano loro, i caporali".

Michela Berti