"Cure invalidanti, la beffa dei rimborsi"

Il racconto di una donna con una grave patologia autoimmune. "Non mi riconoscono più gli aiuti economici per la protesi"

Stefania Saccardi, è l’assessore regionale con la delega al Diritto alla salute

Stefania Saccardi, è l’assessore regionale con la delega al Diritto alla salute

Grosseto, 8 luglio 2020 - Malati di ‘serie A’ e malati di ‘serie B’. In Toscana, e quindi anche nell’Asl Sud Est, patologie diverse che danno luogo a medesime menomazioni fisiche come la irrecuperabile perdita dei capelli, da un punto di vista amministrativo vengono considerate su piani diversi: ad alcuni viene riconosciuto un rimborso per l’acquisto di protesi, mentre ad altri (in numero assai maggiore dei primi) non resta che pagare di tasca propria. I tagli alla sanità passano anche da queste decisioni, che spesso non trovano spazio sui giornali perché per dignità chi le subisce fatica a portarle alla luce. Stavolta, però, una grossetana devastata dalle continue difficoltà burocratiche oltre che dalla malattia, ha deciso di raccontare la sua storia "perché si sappia che la vita reale, purtroppo, è ben diversa dalla propaganda". Si parla del rimborso per l’acquisto delle parrucche, riconosciuto a pazienti in grado di dimostrare di avere certe patologie e negato ad altri, che pur patendo gli stessi effetti collaterali delle terapie (perdita dei capelli, ciglia e sopracciglia) non possono più accedere ai benefici. "Sono affetta da una grave patologia autoimmune riconosciuta dal 2008 – racconta la donna –. Tutte le cure non hanno portato benefici. Anzi, la situazione si è sempre più aggravata con effetti collaterali importanti come l’alopecia che ha interessato ciglia e sopracciglia. Ho dolori fortissimi in tutto il corpo e in più ho anche la deturpazione del volto. Situazione sia molto pesante per una donna che deve ancora lavorare e che vuole mantenere i rapporti sociali con le persone". Proprio per poter comunque andare avanti, la donna ha sempre acquistato parrucche pagando di tasca propria, anche con molti sacrifici. "Lo scorso anno ho saputo che la Regione riconosceva un contributo di 300 euro – prosegue –. Ho fatto domanda e dopo aver presentato certificati e tutto quello che la burocrazia richiede ho ottenuto il rimborso. Le protesi, però, sono soggette a usura e quest’anno mi sono trovata nella necessità di doverne acquistare un’altra. Ma quando ho avviato la pratica per il rimborso mi sono sentita rispondere che non ne avevo più diritto perché erano cambiate le regole: una modifica alla delibera 738/2006 della Regione aveva escluso coloro che assumevano farmaci immunosoppressori a favore invece di altre patologie. Mi sembra evidente una certa discriminazione, si agevolan o talune patologie a scapito di altre, tra l’altro più comuni, come se la sofferenza per un deturpamento fosse differente da patologia a patologia. In ogni caso, poiché questa vicenda è l’ennesimo esempio di un sistema contorto e ingiusto, mi rivolgerò a chi di dovere".