"Assistiamo a uno schiavismo senza pudori"

Don Enzo Capitani della Caritas diocesana di Grosseto si complimenta con le Forze dell’ordine per l'arresto di dieci persone coinvolte nello sfruttamento di lavoratori stranieri. Sottolinea la necessità di difendere la dignità umana e di garantire pari diritti per tutti, specialmente per i figli dei migranti. La lotta contro il caporalato e l'abbandono delle persone è una sfida per il futuro.

"Sono soddisfatto e mi congratulo con le Forze dell’ordine che hanno sempre provato ad anticipare questa piaga, ma c’è ancora da lavorare". Così il direttore della Caritas diocesana di Grosseto, don Enzo Capitani, (che da anni punta il dito sulla piaga del caporalato), commenta l’operazione che ha portato all’arresto di dieci persone che sfruttavano il lavoro nei campi di cittadini stranieri ospiti dei Cas. "Credo che in tutta la nostra zona – prosegue don Enzo – si debba tenere alta la guardia in difesa della dignità umana, e devo dire che in questo senso è fondamentale l’opera del sindacato, che costantemente sottolinea che questa piaga è sempre viva e presente. La situazione è peggiorata, si assiste a uno schiavismo senza pudori che vede coinvolti migranti che non esitano a schiavizzare i propri compagni di avventura. Provo solo a immaginare quanta fratellanza ci possa essere tra loro sui barconi della speranza, in quanto il mare favorisce questa comunione di umanità, e poi vedo che questa fratellanza, una volta arrivati nella terra tanto desiderata, si trasforma in schiavitù. Insomma siamo ben lontani dalla scoprirci uguali nella dignità, aldilà delle differenze". Don Enzo non ha dubbi che la prevenzione debba passare dalla formazione anche in agricoltura "e gli incidenti sul lavoro ci dicono che c’è ancora tanto da fare". "Dobbiamo lavorare – prosegue – perché i Cas si impegnino di più nel valorizzare pari dignità nell’accoglienza e di farsi promotori di un percorso che vada aldilà della durata del Cas stesso, in modo da combattere la piaga dell’abbandono di queste persone". Don Enzo chiude con un’ultima riflessione. "Mi faccio questa domanda – dice – e voglio porre il problema all’attenzione generale: i figli di questi migranti, quando diventeranno cittadini italiani, saranno considerati tali con tutti i diritti o no? Questa è la sfida del futuro che ci attende. Per ora sono considerati italiani di serie B, e ciò può provocare un’ulteriore divisione nella nostra società se non lavoriamo perché ci siano gli stessi diritti e doveri per tutti".

Alberto Celata