
‘Abbattimento straordinario. Ora è necessario un piano’
Oggi gli agricoltori scendono in piazza, saranno protagonisti di una mobilitazione e l’obiettivo è uno: l’approvazione del piano straordinario di abbattimento e contenimento della fauna selvatica. L’appuntamento per gli agricoltori e allevatori è a palazzo Strozzi Sacrati, sede della Regione Toscana. "Basta cinghiali e fauna selvatica incontrollata" è questo il messaggio che dalle vie fiorentine risuonerà fino alle stanze del presidente della Toscana. La speranza è che Eugenio Giani, governatore della Regione, accolga una delegazione di manifestanti (tra questi anche Simone Castelli) e che si possa aprire un dialogo sulla principale richiesta avanzata dagli agricoltori toscani e Coldiretti. Cinghiali e altri animali selvatici sono sempre più percepiti come un pericolo, il 58% dei cittadini li considera una minaccia, per la sicurezza stradale e per la salute con il rischio di diffusione della Peste Suina che incombe sulle imprese della trasformazione e sul turismo. Al presidio parteciperanno, insieme alla presidente regionale di Coldiretti Letizia Cesani, tutti i dirigenti provinciali e un buon numero di sindaci, consiglieri regionali e assessori. La numerosa delegazione maremmana, circa 600 tra agricoltori e allevatori che hanno aderito, sarà guidata dal presidente provinciale, Simone Castelli. Per l’occasione saranno divulgati i dati sugli incidenti stradali in Toscana provocati dagli animali selvatici ed i risultati di una indagine sulla percezione dell’emergenza.
"Il piano di abbattimento – commenta Milena Sanna, direttrice di Coldiretti Grosseto – è previsto dalla legge numero 157 del 1992, articolo 19 ter. Si tratta di un articolo modificato circa un anno e mezzo dall’attuale governo e questo consente di approvare nelle singole regioni piani straordinari. Ogni realtà ha la sua particolarità. Da noi è una situazione insostenibile. Oggi – prosegue Sanna – viviamo in una situazione di disequilibrio, molti imprenditori agricoli purtroppo stanno smettendo di coltivare i cereali in quanto i danni che la fauna selvatica reca alle imprese non consente di raccogliere il raccolto. È ovvio – conclude – che una situazione insostenibile, non si deve protrarre".
N.C.