Pioli, quante emozioni Un babbo dopo Astori Poi le dimissioni-choc

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Oggi Firenze ritrova Stefano Pioli, babbo di una delle Fiorentina più sfortunate della storia e insieme – esplosivo come quasi tutte le persone miti ferite nell’orgoglio – uno dei pochissimi allenatori capaci di sbattere la porta attraverso l’esercizio delle dimissioni. Nell’arco di questo contrasto fra "padre" dei giocatori dopo la tragedia di Astori e individuo tutto di un pezzo, c’è la personalità di un uomo legatissimo a Firenze e rispettato dai tifosi viola.

Pioli fu il protagonista principale di una rinascita totale e commovente dopo la morte del capitano viola, Davide, scomparso a Udine il marzo 2018 nella sua camera d’albergo, a poche ore dalla partita. I suoi giovani compagni ne uscirono devastati, ripensando a quelle ore pazzesche – e ai giorni che seguirono – restano in mente mille episodi e la paura di non saper più ricominciare. Niente sarebbe stato più come prima per quel gruppo di ragazzi. Pioli fu insieme a loro l’artefice di una delle storia più belle della storia del calcio, in campo la Fiorentina diventò una cosa sola e arrivarono sei vittorie consecutive contro Chievo, Benevento, Torino, Crotone, Udinese e Roma. La squadra balzò al settimo posto. Sembrava ci fossero le condizioni per riaccendere il rapporto fra Firenze e i Della Valle (in una piazza Santa Croce strapiena, Diego guardò i tifosi battendosi la mano sul cuore).

Ma invece, niente di tutto questo. Nella stagione dell’addio dei Della Valle arrivò un periodo di crisi e un comunicato del club fece infuriare Pioli. "Sono state messe in dubbio le mie capacità professionali e, soprattutto, umane. Saluto Firenze, si è legato un legame speciale, perché perché le avventure finiscono, ma le emozioni rimangono forti e presenti dentro tutti noi". Di una cosa siamo sicuri: chi in società scrisse quel comunicato, ora cambierebbe i toni.

Angelo Giorgetti

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