GIAMPAOLO MARCHINI
Sport

L’altro calcio di Borja, da Blancos a Sindaco. Il racconto di una vita

L’autobiografia dello spagnolo scritta da Benedetto Ferrara. Il lungo cammino iniziato dalla periferia di Madrid fino a Firenze

Borja Valero

Firenze, 6 settembre 2022 - Una lunga strada bianca che negli anni si è colorata di passione, macchiata a forti tinte viola, caratterizzata da un po’ tutti i colori dell’iride, fino a diventare grigionera. Sempre con Firenze nel cuore e con la semplicità di un bambino nato e cresciuto ai bordi di una carrettera - la nostra Fi-Pi-Li, per intendersi -, riuscendo a percorrere le autostrade del calcio. E’ questa in estrema sintesi il percorso di uomo e calciatori di Borja Valero, il Sindaco per eccellenza. Più che un’autobiografia, un racconto di pallone e di vita scritto dal nostro Benedetto Ferrara. Perchè la strada del todocampista da polverosa, ricca di aneddoti e di ricordi di un’infanzia comunque felice, si è evoluta fino a transitare da Plaza Mayor, cuore della Madrid asburgica, circondata dai suoi inconfondibili portici, a due passi da Plaza Cibeles, dove i tifosi Blancos festeggiano i trionfi del Real Madrid. Già, i Blancos. Tutto nasce da lì, dalla cantera e dalla Castilla (la squadra succursale del Real). E’ nata una carriera e una bella storia d’amore con Rocio, sua moglie che si è arricchita nel tempo con Alvaro prima e Lucia poi. Certo, non è stato tutto rose e fiori, perché quello che traspare è una serenità invidiabile, ma non sempre è stato così.

Prima di diventare un fiorentino vero, forse più dei fiorentini stessi che non sempre si rendono conto di vivere in una delle città più belle al mondo, Borja ha dovuto fare i conti anche con delusioni sportive, tragedie familiari – la scomparsa per una brutta malattia dell’adorata mamma Maria Sagrario nel 2013 – riuscendo sempre a rialzarsi, circondato dall’amore della famiglia e degli amici veri, calciatori e gente comune. Insomma, un antidivo per eccellenza, come riassume perfettamente l’epilogo della sua carriera che, di fatto, non si è mai veramente interrotta, considerato che continua, tra un impegno televisivo e un altro, con il Centro Storico Lebowski. Una società particolare, per certi versi rivoluzionaria, ma che incarna perfettamente l’idea di calcio del giovane della carrettera. Il titolo del libro non poteva che essere ’Un altro calcio’ e le prime pagine necessariamente uno spaccato di quel mondo – griogionero appunto – raggiunto in scooter. E non a bordo di una delle fuoriserie che affollano i posteggi riservati ai calciatori, come quello nella pancia di San Siro. Perché se riesci "a passeggiare con i Re, senza perdere il contatto con la gente comune" sarai un uomo, come dice Kipling. Oppure un Sindaco, come dice il popolo viola.