ANTONIO MANNORI
Sport

Gino Bartali, campione ed eroe. 21 anni fa la scomparsa

Un campione in tutti i sensi, non soltanto in sella alla sua bicicletta

Due grandi indimenticabili personaggi, Bartali e Martini

Firenze, 5 maggio 2021 – Il tempo corre via veloce e sono già 21 anni dalla morte di Gino Bartali, uno dei più grandi campioni in assoluto del ciclismo, ma anche campione di umanità tanto da essere riconosciuto dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale israeliano fondato nel 1953, “Giusto tra le Nazioni” per aver salvato molti ebrei durante la guerra trasportando documenti falsi nei suoi allenamenti da Firenze ad Assisi.

Gino Bartali campionissimo del pedale e personaggio vero. La sua è stata una storia di coraggio e di eroismo, per i valori e principi che Gino Bartali ha avuto, uomo a pane e acqua, del quale ci piace nel giorno del ventunesimo anno dalla sua morte ricordare la sua vita. Una famiglia povera, due fratelli, Gino appunto e Giulio morto in corsa a soli 20 anni durante il Campionato Toscano, il 14 giugno 1936, lungo la discesa da San Donato in Collina verso Bagno a Ripoli, poco prima di Osteria Nuova. Il loro padre Torello a soli 9 anni fu garzone nella bottega di biciclette tenuta da Oscar Casamonti. Bartali da solo si procurò la prima bici per la gara d'esordio a 16 anni la Rovezzano-Rosano. Vinse quella gara ricordano le cronache di quel tempo, ma era troppo giovane e fu squalificato, e la sua prima vittoria ufficiale, datata 5 ottobre 1931, fu ottenuta all’Antella a due passi da Ponte a Ema. Erano i tempi in cui ogni vittoria valeva 50 lire. Furono anni di grandi duelli e sfide con il pratese Aldo Bini.

A 22 anni Gino s’impose nel suo primo Giro d’Italia; fece il bis l’anno dopo e intanto nel ’38 arrivò anche il successo al Tour de France. Poi la parentesi della guerra, anni di inattività che gli fecero perdere tanti successi. La serie riprese nel 1946 ancora con il Giro d’Italia e qui iniziò una serie di vittorie a completare una carriera straordinaria, e tra le sue vittorie tante classiche di un giorno tra le quali la Milano-Sanremo. Fu campione Italiano a 38 anni, indossando – era lo sponsor di se stesso – una maglia che portava scritto il suo nome. Sempre, anche quando fu davvero troppo vecchio per vincere, gareggiò con spirito fiero e quando parlava ai giovani in occasione di qualche festa (ce lo ricordiamo bene) amava ripetere “Io non mi ritiravo mai“.

L’ultima sua pedalata in un circuito a Cologno Monzese il 9 febbraio 1955 dopo vent’anni da professionista con 124 vittorie, la prima nella tappa Porta Civitanova-L’Aquila del Giro d’Italia del “35. Scalatore formidabile, ma anche velocista di vaglia, un lottatore caparbio, un professionista esemplare da ammirare. Profondo cattolico aveva sempre all’occhiello della giacca il distintivo dell’Azione Cattolica, conobbe di persona quattro pontefici, amava Ponte a Ema dalla quale mai si staccò. Nella sua vita lo abbiamo ricordato all’inizio non solo le imprese sportive ma anche quelle umane e fatti storici come in occasione di quell’epica vittoria al Tour de France del ’48 (vinto 10 anni dopo il primo trionfo), che contribuì non poco ad evitare all’Italia una guerra civile perché in quei giorni c’era stato l’attentato a Palmiro Togliatti. Di Gino Bartali ricordiamo anche celebri frasi come quella, "il bene si fa ma non si dice" oppure “E’ tutto sbagliato, è tutto da rifare”.

Gino Bartali è stato tutto; un grandissimo campione, forte, onesto, quasi mai felice e quasi sempre imbronciato, che amava portare i segni della fatica e della sofferenza, tanto da essere definito “uomo di ferro”.