Fiorentina, una squadra senza i suoi big: Jack, Nico e “mezzo” Arthur

Gli alti, i bassi e il calo di forma di quei tre alfieri che ti fanno fare il salto di qualità. Italiano preoccupato: non è solo una questione tecnica ma anche di carisma

Firenze, 16 febbraio 2024 – Vincenzo Italiano si trova a dover fronteggiare un fine settimana che tanto potrà dire sul futuro della squadra, in generale, e il suo, in particolare. C’è chi lo vede in confusione, chi senza risposte, altri con motivazioni ridotte. Lui tira dritto, ben sapendo che domenica a Empoli dovrà aggiustare il tiro, soprattutto nel gioco, dal primo momento il marchio di fabbrica.

Non c’è un solo motivo alla base dell’identità perduta. La continuità di prestazioni pare un ricordo sbiadito. Troppi alti e bassi che non aiutano a trovare antidoti giusti e la sicurezza antica. I principi di gioco sono gli stessi, mandati a memoria; con pregi e difetti. Ma la sensazione è che gli interpreti stiano attraversando un momento di usura mentale. Tocca lui trovare le contromisure adatte. Non necessariamente tattiche. Detto questo, l’allenatore viola ha bisogno dei suoi tre alfieri. Soprattutto. Quelli di maggiore carisma e di qualità superiore che permettono alla Fiorentina di passare da squadra normale a complesso interessante. O meglio, di diventare una formazione di livello europeo.

Jack Bonaventura

Tutto è iniziato dal rigore sbagliato con il Sassuolo. Di colpo il tuo miglior giocatore, quello che ha rivisto l’azzurro, è diventato fragile e con limiti evidenti. Lo splendido interprete che aveva preso per mano la squadra si è dissolto. Il corteggiamento della Juve e il contratto in essere possono essere stati elementi di disturbo, ma nel calcio di oggi sono situazioni con le quali bisogna (imparare a) convivere. Se ci sono velleità azzurre, bisogna che prima arrivino da forti tinte viola. Jack deve tornare centrale nella Fiorentina. Centrale anche nel gioco, alle spalle della punta o di un eventuale doppio attaccante. Con la linea laterale vicina non è il suo mestiere. Sono i risultati a dirlo. Il rilancio passa dal suo recupero.

Melo Arthur

Italiano è stato anche ottimista: «Arthur è al quaranta per cento». Forse lo ha detto per fare e farsi coraggio, ma il brasiliano viaggia a scartamento ridotto, correndo sulle uova da come è timoroso anche nei contrasti. Ma ha bisogno di giocare per ritrovare la confidenza con il campo e la manovra. Non può essere un caso che nei momenti migliori viola lui era il direttore d’orchestra. Se c’è o no si vede subito. La capacità di tenere stretti i reparti e uscire dalle trappole del pressing sono alla base della manovra viola che viaggia soprattutto sulle linee esterne. Addirittura meglio quando al suo fianco giostra Maxime Lopez, uno dei più penalizzati dalla ’normalità’ del brasiliano. Ora va aiutato. Magari con un mediano in più. Opzione non banale.

Nico Gonzalez

Il nervosismo di Nico Gonzalez ha radici antiche e affondano nel dicembre del 2022. Esagerato, si potrebbe pensare. Invece la rabbia affiorata insieme ai guai fisici che gli hanno impedito di giocare i Mondiali sono reminiscenze vive di un passato che ritorna. Un altro contrattempo fisico lo ha nuovamente frenato nel momento migliore e adesso sta stentando a tornare decisivo, come una volta. La corsia mancina non lo avvantaggia, per sua stessa ammissione. Ma più che altro il nervosismo è legato alla difficoltà a fare quello che prima gli veniva con facilità. Saltare l’uomo ora gli riesce difficile e giocare troppo spesso spalle alla porta non lo aiuta. Ecco che il binario di destra potrebbe essere il primo gradino per ripartire.

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