Editoriale

La scelta delle coppe

Sapevamo che la partita di Torino sarebbe stata importante in chiave campionato. Non l’ultimo appello, ma una gara senza dubbio decisiva sì. Champions ed Europa League sono ormai inarrivabili. Resta la speranza Conference, ma dipenderà molto dalla forza che la squadra avrà voglia di mettere in campo. Essere in corsa su tre fronti è un merito che la Fiorentina si è guadagnato con il tempo e con il lavoro. Ma, a questo punto della stagione, alla luce della vittoria con l’Atalanta e di un cammino di Conference che sembra alla portata, sarebbe meglio concentrarsi sulle Coppe. E che anche la squadra ne sia forse inconsciamente cosciente (scusate il gioco di parole), lo dimostra proprio la prestazione contro la Juventus, lontana, almeno nei primi 45 minuti, da quella della semifinale di Coppa Italia e da quella di campionato contro la Lazio. I bianconeri hanno chiuso tutte le corsie, la Fiorentina non è riuscita a trovare spazi e ad imporre il suo gioco. Ma la verità, al netto di un secondo tempo nettamente migliore, è che la questione è soprattutto mentale. Fare pressing per 90 minuti, giocare con una difesa alta che va ad intercettare gli avversari nella loro metà campo e mantenere il pallino del gioco, impone una concentrazione altissima. Sulla lunga distanza del campionato, con un traguardo che si allontana sempre di più, forze e motivazioni si possono perdere per strada. In una gara singola, o almeno in un duplice confronto di coppa, si possono invece concentrare in uno spazio temporale più breve. Ecco perché la sconfitta di Torino non deve sorprendere più di tanto. Se a otto gare dalla fine del campionato ti ritrovi in decima posizione viene quasi naturale pensare alla gara di giovedì con il Viktoria Plzen. Quella sì, una partita che adesso è vietato sbagliare.

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