Fiorentina: cuore e litigi, la faticosa lotta della città

I Della Valle trattengono i giocatori più forti, eppure il tifo si divide: la passione è in gioco, fra distacco e il «record» dei 13mila abbonati

Tifosi Fiorentina

Tifosi Fiorentina

Firenze, 1 agosto 2018 - Firenze divisa in due, tre, quattro, dieci pezzi, una babilonia di nervi che rinnova gli abbonamenti (già tredicimila, più di mille venduti negli ultimi due giorni) mentre si insulta sui social e appende striscioni, le vie virtuali dello struscio intorno ai Della Valle. Difesi, ma anche accusati, oppure sopportati perché intanto, se vanno via loro ‘dopo chi ci compra’? Già, i DV ora che fanno, rilanciano o gestiscono?

Anche qui soffia un vento stonato, fra la fiducia della maggioranza silenziosa e il diffuso rancore volante che spinge la protesta sovranista di chi reclama più attenzione per Firenze: in questo clima passa in secondo piano il fatto che tutti i migliori siano rimasti, da Chiesa a Simeone, Milenkovic e Veretout – quasi 150 i milioni respinti, altri club proprio non l’hanno fatto – perché l’ipotesi di un mercato senza slanci di generosità sarebbe vissuta dal tifo più caldo come una mancanza di coraggio.

Alla famiglia si chiede più sentimento e partecipazione, tutti elementi che secondo i DV vengono spesi ogni giorno dalle persone che li rappresentano a Firenze. Ci sono del resto i risultati generali a dimostrarlo (due promozioni, tre partecipazioni in Champions, cinque in Europa League) e ora, avete visto che ora «ci teniamo i migliori e sono contenti di restare con noi»?

Ma c'è una parte di Firenze che chiede uno slancio in più e disossa con sospetto ogni parola pronunciata, ogni mossa, perfino ogni pensiero. Guardandolo da fuori è un conflitto sentimentale che gli altri non si spiegano, vivendolo da dentro ci si chiede come mai non si trovi l’occasione per un incrocio a tu per tu in cui possa emergere davvero la volontà di spazzare ogni dubbio. E’ probabilmente un confronto mancato fra mentalità diverse e Firenze – una parte di lei – soffre per il sentimento di sottrazione di chi si sente trascurato.

Ma davvero il sentimento è tutto così sbilanciato contro i Della Valle? I social sono un caso a parte, i seminatori d’insulti lì germogliano sventolando nickname che sommano la rabbia, poi ci sono gli scrittori di striscioni, i comunicati della curva Fiesole, un contesto indubbiamente contrario che si scontra con un sentimento più equilibrato e quieto, in tanti si aspettano insomma che dopo Lafont, Hancko, Ceccherini, Gerson e Norgaaard arrivino un forte esterno d’attacco (Pjaca?) e un rinforzo di valore a centrocampo, e poi chissà, magari il giovane Montiel è davvero un crack come a volte sembra nelle partitelle e già si è visto contro il Fulham...

Questo è uno dei pezzi solidali di Firenze: il numero di abbonati sensibilmente cresciuto rispetto allo scorso anno (13mila sono un numero davvero in controtendenza rispetto al clima che si respira), l’appoggio silenzioso di chi allo stadio ci andrà comunque, anche perché basta guardarsi un poco in giro per capire che non tutti i cinesi sono augurabili, e gli sceicchi poi, chissà cosa c’è sotto il turbante.

La tragedia della morte di Astori ha lasciato alle spalle una scia di sacralità e rispetto, l’immagine di Diego Della Valle che si batte la mano sul petto rivolgendosi ai diecimila fiorentini in Santa Croce è ancora viva, perché allora dopo il momento del cordoglio non viene riannodato il filo, una volta per tutte?-

L’orgoglio frustrato ha molte patologie, compresa la varicella da troppo fair play: perfino il Milan ripescato in Europa è diventato una colpa per chi - invece - ha rispettato i conti sbandierandolo, sempre, come giusto rispetto delle regole. Firenze si scanna intorno alla sua squadra di calcio, le minoranze rumorose e la maggioranza silenziosa si dividono in altre sottospecie, è insomma un mischione che bisognerebbe - una volta per tutte - avere la forza affrontare in un contesto giusto, con modi e toni condivisi con la proprietà. Perché Firenze è una città che unisce per la bellezza, ma anche è capace di parteggiare senza pietà, visto che anche i Guelfi dopo essersi separati dai Ghibellini si divisero in bianchi e neri. Forse non c’è proprio rimedio. O magari sì, basta trovare la strada giusta.

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