Gianna Bigazzi, "A Sanremo un’ovazione alle canzoni di mio marito"

Una moglie affettuosa, che ha fatto scolpire sulla tomba del marito, Giancarlo Bigazzi, le parole di una delle sue canzoni: 'Eternità spalanca le tue braccia'

Giancarlo con la moglie Gianna Bigazzi

Giancarlo con la moglie Gianna Bigazzi

Firenze, 10 febbraio 2019 - «Sanremo? Per la memoria di Giancarlo aspettavo che Baglioni dicesse qualcosa di più. E anche Raf e Tozzi che debbono la carriera a mio marito. Ma quel che più conta è stata ed è sempre la risposta del pubblico: quando i due hanno intonato Gloria e Gente di Mare, il pubblico dell’Ariston si è messi a cantare, si è alzato a fare un grande coro e applaudire. Giancarlo Bigazzi è stato ricordato così. Ed è stato bellissimo». Così Gianna Bigazzi, vedova di colui universalmente riconosciuto come il “geniaccio“ della musica italiana, compositore e paroliere, all’indomani dell’esibizione di Sanremo. Una moglie affettuosa, che ha fatto scolpire sulla tomba del marito le parole di una delle sue canzoni: «Eternità spalanca le tue braccia». E’ lei ch e tiene vivo il suo ricordo. Anche attraverso la sua casa di produzione, la GB Music.

Con Sanremo, Gianna, ha mantenuto legami?

«Non proprio, anche se la Siae ha istituito il Premio Bigazzi per la migliore composizione: l’anno scorso vinto da Max Gazzè, prima Gaetano Gurreri. Poi, quando Raf e Tozzi hanno cantato e c’è stata la splendida risposta del pubblico mi ha telefonato il mondo intero. Caterina Caselli ha detto la cosa più bella e vera: le canzoni di Giancarlo non hanno rughe».

Da Rose rosse per te, a Self control, a Si può dare di più, a Gli uomini non cambiano: come fanno a essere ancora oggi cosi attuuali?

«Ci ho riflettuto tanto, ho riletto i testi sono pazzeschi anticipatori dei tempi. Se pensi a Gente di mare, che andò all’Eurovison, che racconta che un uomo va, forse dove non sa. Credo cha abbia avuto delle premonizioni, delle intuizioni: pensa che questa canzone è diventata l’inno delle navi da crociera. La più usata nel mondo dalle compagnie».

La tradottissima Ti Amo?

«Quella ha una storia a sè. Eravamo andati al teatro Verdi a vedere la Gatta Cenerentola di De Simone. Tornati a casa, lui senza togliersi neppure l’impermeabile, si è mese al pianoforte e ci è stato tutta la notte. Ti Amo è nata dal ritmo dello sbattere insistente dei panni nei lavatoi, dalla famosa danza delle lavandaie di quell’opera. Gli era rimasto dentro quell’incedere ripetitivo, aveva registarato nella sua testa questa musica incalzante. In una notte, senza dormire, ha rialaborato le sue sensazioni ed è nata Ti Amo. E quella è rimasta».

C’è un’altra canzone a cui pensa in questo periodo?

«Le canzoni scritte e musicate da mio marito hanno una logica. Intanto sono nate per chi le cantava. Lui prima guardava l’artista che si proponeva e poi elaborava testo e musica, potrei fare decine di esempi. Ma oggi non posso non pensare al messaggio di Si può dare di più che vinse Sanremo. Dice: «In questa barca persa nel blu noi siamo solo dei marinai tutti sommersi nelle bufere dei nostri guai... O a Gli altri siamo noi che già spiegava la globalizzazione senza neppure sapere che sarebbe arrivata. Questo è stato mio marito. Questo ha lasciato: non solo a me. Ma a tutti».

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