Il 'maestro' Favino, "che bravi i miei giovani attori"

L’artista racconta i primi tre anni da direttore della scuola in Oltrarno a Firenze

Pierfrancesco Favino

Pierfrancesco Favino

Firenze, 31 marzo 2018 - "La nostra scuola lavora in sordina? Niente affatto. E’ che in questo momento è diventata consuetudine l’insegnamento spettacolare. Vuoi per i talent show, vuoi perchè si confonde la scuola per attori per un luogo aperto a tutti. La verità è che in un’accademia professionale che formi veri attori, chi la frequenta deve sentirsi libero di tirare fuori cose di cui ha anche pudore. E desiderare una lecita protezione. Ma far entrare a sbirciare non lo farebbe fare nessuna scuola seria in Italia e nel mondo".

Pierfrancesco Favino, direttore della Scuola di formazione Oltrarno, che ammette allievi dai 18 ai 28 anni, ha le idee chiare. Perché questa è una bottega per apprendistato di qualità non solo delle materie della pratica attoriale, ma anche degli altri saperi, dalla storia dell’arte alle scienze.

Favino, a tre anni dall’apertura si può fare un piccolo bilancio?

«E’ un’ esperienza bellissima nata da un’idea di Marco Giorgetti, direttore della Fondazione Teatro della Pergola. E’ stato lui a propormi questo progetto e con lo sforzo del teatro, della città e personale siamo riusciti a impostarla in una maniera molta bella».

Cosa le è piaciuto di questa bottega teatrale?

«Non è il mio mestiere insegnare, ma molti mi chiedevano: dove posso mandare a studiare mio figlio? Io dicevo, qui. Ma se hai possibilità mandalo all’estero. Poi ho capito che il nostro mestiere oggi, rispetto a quando studiavo io, è cambiato in tutto, anche nel linguaggio. E che va combattuta una forte predominante di mentalità americana, arrivata dalle serie tivù. Tutti guardiamo al quel mondo come se fosse migliore del nostro. Ma non è così: anche se, forse, lì qualcosa da rubacchiare c’è».

Cosa in particolare?

«Nei nostri ragazzi c’è quest’idea dell’eroe-protagonista legato a una cultura che non è la nostra. La nostra scuola serve a far capire che abbiamo una formazione che è nel nostro Dna, diversa da quella esterofila, anche migliore. E che è inutile cercare di somigliare ad altri. E’ qui che dobbiamo lavorare».

E’ una scuola di alto livello.

«Almeno ci proviamo: tanto per cominciare i ragazzi non spendono una lira e gli insegnanti vengono da tutto il mondo. Questo lo sanno e lo ripagano in impegno, perché qui, sia chiaro, non si prende in giro nessuno. E non vogliamo farli diventare attori stranieri, ma rinforzare la nostra tradizione avvalendoci di grandi nomi dello spettacolo internazionale. La nostra scuola non ha niente da invidiare ad accademie tipo l’Actors Studio di New York, o quelle di Parigi e Londra. Vorrei fosse chiaro».

Favino, lei è tra i migliori attori italiani, ha trionfato pure a Sanremo: cosa le ha dato questa avventura?

«Tanto. Adoro i miei ragazzi, li coccolo e voglio loro un bene eccessivo, forse sbagliato. Amo la loro curiosità e questo bellissimo modo di essere: ognuno è diverso. Sono ancora acerbi, ma noi a mantenerli così ci teniamo tanto. Vogliamo che domani diventino qualcosa da non imitare. Puntiamo a che siano attori unici: chiediamo competitività e talento».

Come si trova in Oltrarno?

«Sono innamorato di questo quartiere e felice che ci ospiti. Artigiani, commercianti e artisti ci hanno adottati in un continuo scambio di attenzioni. Siamo stati fortunati a lavorare qui».

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