Spini: “L'elezione diretta del premier è una modalità sconosciuta nei Paesi democratici”

Il presidente della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli in occasione della presentazione a Roma della seconda edizione del suo libro 'Sul colle più alto': “Il sistema attuale ha portato a presidenti eletti a larga maggioranza. Eleggere direttamente un presidente del Consiglio a maggioranza relativa sarebbe un grave errore”

Valdo Spini

Valdo Spini

Firenze, 16 gennaio 2024 - “L'elezione diretta del premier è una modalità del tutto sconosciuta nei Paesi democratici. Si verrebbe a creare uno squilibrio all’interno del sistema politico-istituzionale, tra un Presidente della Repubblica eletto indirettamente e un presidente del Consiglio eletto direttamente”. È quanto ha dichiarato il presidente della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli Valdo Spini, intervenendo a Roma in occasione della presentazione della seconda edizione del suo libro 'Sul colle più alto' (Solferino, 256 pp, 16 euro). 'Sul colle più alto' è una storia delle elezioni dei dodici presidenti della Repubblica, da Enrico De Nicola a Sergio Mattarella, cui Spini aggiunge il primo capo provvisorio dello stato, Alcide De Gasperi per il ruolo cruciale giocato nell’attuazione del referendum del 2 giugno 1946. Per ognuna di queste figure, l’autore - deputato per otto legislature - tratteggia la storia dell’elezione, la personalità dell’eletto e i suoi ricordi personali. E se il bilancio è tutto sommato positivo, Spini si è soffermato sul fatto che se fosse approvata la proposta di riforma costituzionale del governo con l'elezione diretta del primo ministro, ben difficilmente il presidente della Repubblica potrebbe mantenere il ruolo fin qui giocato nelle istituzioni. Invece, secondo Spini “se si vuole ravvivare la partecipazione dei cittadini con un'elezione diretta questa non può che essere quella del Presidente della Repubblica, cioè del vertice del sistema, non quella del numero due. In passato avevo presentato, con i deputati della Federazione Laburista, due proposte di legge concatenate per introdurre un semipresidenzialismo, cioè un sistema con un Presidente della Repubblica eletto direttamente e un presidente del Consiglio da lui designato ma che avrebbe dovuto ricevere la fiducia delle Camere”. Altrimenti, se si guarda al presidente del Consiglio e si vuole conseguire una maggiore stabilità dei governi, ha aggiunto Spini, “basterebbe introdurre il sistema tedesco”. “Un altro dato inaccettabile del premierato proposto dal governo – ha concluso Spini – sarebbe costituito dal fatto che ad un'elezione, sia pure indiretta, ma per la quale è richiesto un voto a larga maggioranza, si sostituirebbe un'elezione diretta con un quorum, pare del 40%, che rende possibile un’elezione a maggioranza relativa. Invece un'elezione diretta deve richiedere la maggioranza assoluta dei voti espressi e, nel caso che questa non sia raggiunta, un ballottaggio tra i primi due candidati, appunto secondo il sistema francese. L'articolo 86 della Costituzione parla chiaro: 'Il Presidente della Repubblica rappresenta l'unità nazionale'. Un dettato forte e solido. Rinunciarvi sarebbe un grave errore”.

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