Il socialista, la Fallaci a Firenze e la crisi politica

Intervista al senatore socialista Riccardo Nencini, autore di un volume che racconta il capoluogo toscano

Riccardo Nencini

Riccardo Nencini

 

Firenze, 5 febbraio 2021 - Piazza Tasso, quartiere Oltrarno, Firenze, il 17 luglio del ’44, i repubblichini sparano sulla folla e accoppano quattro adulti e un bambino. Oriana è in casa. Ha nascosto in una zucca un foglio con i nomi dei partigiani. Corre nell’orto, svuota la zucca, strappa il foglio e se lo mangia. E’ uno dei passaggi del libro scritto dal senatore socialista Riccardo Nencini (Giulio Perrone editore) dal titolo «A Firenze con Oriana Fallaci» da poco in libreria.

Nencini, lei parla nella passeggiata nella storia che fa con Oriana anche dell’Oltrarno occupato dai tedeschi e liberato dagli alleati accolti a fucilate dai fascisti, i ponti in fiamme, i lungarni minati. Insomma il caos. Se facciamo una fiction storica il caos appartiene anche alla politica di oggi. Non crede?

"Due Italie diverse. Nell'italia del dopoguerra c’erano speranza e voglia di fare, oggi prevalgono rancore e rassegnazione. Allora l'Italia era una ruota rotonda - la Repubblica, la nuova Costituzione, il boom economico - oggi, come la definisce il Censis, è una ruota quadrata. La pandemia ha messo in evidenza nodi che c'erano già: invecchiamento della popolazione, crisi della piccola impresa e del ceto medio, scolarizzazione più bassa che altrove. Dall'emergenza si esce solo con un rinnovato spirito civico, con un patriottismo più acceso, con una attenzione ai più deboli".

Classi politiche diverse.

"Certo, la classe dirigente di allora era di primissima qualità, a Firenze più che altrove. Fiorivano i giornali e le case editrici, e poi i La Pira, i Pieraccini, i Fabiani, i Codignola, portavano esperienze di vita che erano un esempio per tutti".

Lei si è detto 'sarto', ricucitore nel recente articolo sul Riformista. Fallaci era per lo strappo o per il dialogo?  

"Oriana era una 'fiorentinaccia' che amava la sua città ed era affascinata dall'Italia risorgimentale. Era profondamente laica, una donna della resistenza con valori profondi. In una emergenza così, a modo suo ma avrebbe tifato per la sua patria".

Prima ci si batteva per gli ideali. Anche se uno era dalla parte sbagliata andava avanti. Ora per cosa ci si batte in politica?

"Io appartengo allo stesso filone culturale del padre di Oriana e di Oriana. Vado fiero della mia coerenza pur in un tempo che ha fatto dell’ideologia un cencio bagnato. Le differenze tra destra e sinistra esistono ancora. Nella stagione dei populismi io continuo a tifare per il socialismo umanitario".

Fallaci grande donna e grande giornalista. Una mosca bianca allora. Ma le donne in questa nostra società  e vita politica non hanno fatto ancora molta strada. Perché?

"Quando Oriana entrò per la prima volta in redazione e quando partì per il Vietnam era di fatto da sola. La ragione della sua scrittura affilata e pungente nasce anche dal desiderio di farsi sentire. Oggi in un giornale e in un fronte di guerra si troverebbe in buona compagnia. Tuttavia le donne faticano di più per raggiungere le stesse posizioni degli uomini. Il sessismo non è stato del tutto cancellato. L’uguaglianza procede lentamente soprattutto in alcune professioni. E non è questione di merito".

Ma quando si pensa a un ribaltone politico si pensa a una donna alla guida. Gli Usa di BIden hanno dato lezioni all'Occidente e in particolare alla culla dell'Umanesimo quale è l'Italia...

"In Italia i tempi sono maturi per una donna ai vertici delle istituzioni. Sei anni fa sostenni la candidatura di Emma Bonino alla presidenza della Repubblica. La Cartabia è stata presidente della Corte costituzionale. Mai dire mai".  

Fallaci nell'Oltrarno fiorentino, raccontata da lei in maniera davvero particolare e inedita. Ma il popolo più autenticamente fiorentino che ci sia cosa direbbe di questa fase politica? 

"Come Bartali direbbe: "Gl’è tutto sbagliato, gl’è tutto da rifare".

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