Firenze, 17 ottobre 2016 - In un anno possono cambiare tante cose. Lo possiamo verificare guardando in casa Fiorentina: nell'autunno 2015 entusiasmo, gioco spumeggiante, vittorie e primato in classifica; un anno dopo 14esimo posto, clima depresso, gioco involuto (per usare un eufemismo). La prova contro l'Atalanta è riuscita anche a essere peggiore di quella del ko di Torino contro il Toro, ma almeno ha sgombrato il campo da qualche equivoco.
La scelta di Sousa di schierare dall'inizio Kalinic e Babacar (per la prima volta in campionato) ha fatto esultare, al momento della lettura delle formazioni, i tanti sostenitori del "partito delle due punte" e certo ci sarà chi ha detto o pensato "finalmente Sousa ha deciso di cambiare". In effetti, contro un'Atalanta chiusa e bravissima a ripartire in contropiede la mossa poteva sembrare adatta per scardinare la difesa orobica. Non è stato così e la prestazione sconsolante dei viola, soprattutto nel primo tempo (ma anche nella ripresa non è che abbia fatto sfracelli), mostra come il pensare che il problema sia nel numero delle punte, nei moduli e nelle alchimie tattiche è un grande equivoco.
La Fiorentina contro l'Atalanta è parsa spenta, lenta, confusa. Il problema non sono le "linee", ma è il ritrovare voglia e spirito, ritmo e condizione fisica, determinazione e lucidità. E, come hanno chiesto i tifosi a fine gara e come ha detto lo stesso Sousa in conferenza stampa, serve coraggio e occorre "tirare fuori gli attributi". Provaci Fiorentina: la qualità della squadra c'è, quello che in un anno sembra svanito potrebbe tornare a incantare Firenze anche nel giro di pochi mesi. Ma la Fiorentina vista contro l'Atalanta (la più brutta della stagione) davvero non vorremmo più rivederla.
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