Firenze, tornano i primi turisti e riecco il mangificio

Invasi i gradini degli Uffizi e la Loggia dei Lanzi. Bianchi (Confesercenti): "Ora servono regole precise per gestire il problema"

Turisti seduti sui marciapiedi in centro

Turisti seduti sui marciapiedi in centro

Firenze, 29 giugno 2020 -  I turisti cominciano riaffacciarsi in centro. Un turismo di iperprossimità, così lo definiscono gli addetti ai lavori, che non riempie, ma anima strade e piazze. Almeno quelle del centro storico più prezioso. Piazza della Signoria, il loggiato degli Uffizi, la loggia de Lanzi e si spinge fino ai lungarni e al Ponte Vecchio. E insieme ai turisti, pochi o molti che siano, è tornato il mangificio. Ieri una passeggiata sotto le mura di Palazzo Vecchio profumava di mortadella, ma anche di finocchiona, con sbaffi di olio tarfutato. In ogni caso era doveroso fare attenzione a dove mettere i piedi visto che i marciapiedi erano sovraffollati di bocche spalancate o succosamente masticanti.

Immagini che fanno quasi sorridere il presidente di Confesercenti Firenze, Claudio Bianchi. "Questo non è certo turismo che può rimettere in moto l’economia del settore. E’ gente che viene a curiosare sulla città non eccessivamente affollata". In ogni caso si tratta sempre e solo di quel turismo mordi e fuggi che non fa bene alla città. "Non stupisce – spiega Bianchi – perché a tutt’oggi sul fronte turistico siamo fermi ai programmi pre-Covid. Non c’è la percezione di quello che sarà dopo e nel nostro settore le scelte fatte producono i loro effetti in due anni o più". Vuol dire che m angificio eravamo e mangificio ritorneremo, rassegnati alla ripresa di quel turismo giornaliero che consuma la città? Bianchi è tranchant: "Servono scelte politiche e norme precise". Ma non si riferisce alla famosa ordinanza antipanino che vietava ai turisti di utilizzare i gradini degli Uffizi o la panchina della Loggia de’ Lanzi per consumare il loro pasto. "Nè – insiste – alla possibilità di aggiungere qualche panchina per salvare i marciapiedi. La nostra città d’arte ha bisogno di regole più stringenti, necessariamente diverse da quelle del mercato puro. Noi abbiamo un patrimonio da proteggere e la banalizzazione dell’offerta commerciale si traduce spesso e volentieri in un male dal punto di vista turistico". Ma non è nemmeno tutta colpa dell’amministrazione comunale che di fatto, dopo la liberalizzazione Bersani del 1998 ha sempre avuto pochi strumenti per intervenire. Fino al 2009 a Firenze sono state bloccate le licenze per nuovi ristoranti nel centro storico e si sono aperte le porte dello streetfood per chi voleva investire. L’abitudine a mangiare panini per strada è nata quindi in quel periodo ed è poi esponenzialmente cresciuta. Bianchi nega che il successo dello streetfood sia dovuto a prezzi troppo cari nei ristoranti. "Abbiamo – commenta – prezzi più bassi di Milano, Venezia, Torino e il nostro centro storico ha una capacità di food quasi più alta di New York, abbiamo una intensità di punti food per chilometro quadrato fra le più alte al mondo e gli studi ci dicono che siamo tarati per accogliere qualcosa come 45 milioni di turisti l’anno, più del doppio di quelli che, insieme ai cityusers accoglievamo nel pre-covid. Se non saranno fatte scelte politiche precise in questo periodo, norme sulla somministrazione, sugli spazi necessari e altro, tutto tornerà come e peggio di prima nell’arco di un anno o due. Cambieranno i gestori delle attività, ma ne arriveranno altri perché le grandi proprietà continuano a scommettere sulla crescita esponenziale del turismo e affittare ristoranti rende di più che affittare a qualsiasi altro tipo di attività".

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