Teatri chiusi, ma la protesta va in scena In duecento sotto la pioggia al Puccini

Il trio Morozzi, Meacci e Riondino e la rivolta artistica con le ’Ragazze di San Frediano’. Contro l’apertura mancata di tutti i luoghi di cultura

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di Paola Fichera

Nemmeno la pioggia battente li ha fermati. I dannati del teatro erano tutti lì davanti al Puccini, quasi alle Cascine, sotto l’argine più bagnato che mai del Mugnone. Tutti ad ascoltare, a cantare, ad applaudire, a sognare sul filo delle parole di Daniela Morozzi e Anna Meacci, della musica di Chiara Riondino. "Protesta artistica" l’hanno chiamata e in tanti le hanno seguite. Erano quasi duecento ieri mattina, piegati sotto gli ombrelli, con i cappucci e le mantelle antipioggia, le mascherine rigorosamente indossate. In tanti, nonostante il freddo e l’umido che entrava nelle ossa, tutti ordinatamente distanziati per una protesta anomala e colorata. Fatta di sorrisi e ritornelli appena accennati. "U-bria-ca-te-vi" ha cantato Chiara Riondino di vita, di allegria, di cultura, di teatro e di passione. Ubriacatevi con le mascherine indossate e le distanze rispettate (lo hanno detto più volte) ma sorridete e ricordate.

Un’ora e mezzo sotto l’acqua insieme alle "Ragazze di San Frediano" sull’onda dell’ironia amica e conosciuta di Vasco Pratolini. Con la pioggia che aumenta i fogli con il testo che Daniela Morozzi recita volano via. Non importa: bagnati e spiegazzati, ma si va avanti, spostando solo un po’ indietro il leggio perché l’acqua avanza e la tettoia all’ingresso del teatro ormai non basta più. Ma come rinunciare alle avventure di Aldo detto Bob, il dongiovanni al sapor di rione?

Perché tanta fatica? Per dimostrare che il teatro non si ferma. Non si può e non si deve fermare. Pur rispettando le regole anticontagio. Via quindi alla "protesta artistica" davanti ad alcuni dei teatri chiusi di Firenze. Ieri davanti al Puccini, domenica prossima al Cestello, il 21 febbraio al Niccolini e il 28 a Rifredi. Sempre alle 11.

"Vogliamo – spiegano a una voce sola le tre artiste – manifestare contro il silenzio incomprensibile e la mancata apertura di luoghi di cultura come teatri, cinema, circoli". Perché "una società che apre le vie dello shopping e chiude i teatri è semplicemente una società disumana". Cosa chiedono Morozzi, Meacci e Riondino? "Che accanto e un piano Marshall dell’economia sia attivato un piano Marshall della coscienza civile". E la motivazione è semplice: "il fare artistico è sempre più necessario per disegnare spazi dove immaginare quel ’cambiamento’ di cui tanto si parla. Ecco quel cambiamento è un’azione creativa e sapere, competenza e fantasia ne sono il motore".

Tanti applausi alla fine, persino il bis, e poi tanti girasoli gialli, che illuminano il temporale, e i ringraziamenti a tutti. "Anche alle forze di polizia che sono arrivate per prime. Lo dico da collega". Saluta l’ex poliziotta Morozzi con il sorriso.

E se la mattinata è bagnata non va meglio nel pomeriggio quando in piazza Santissima Annunziata va in scena la seconda protesta organizzata dai lavoratori dello spettacolo. E’ sbarcata ieri a Firenze, infatti, la Marcia della Liberazione per dare voce agli artisti, ai creativi e a tutti coloro che lavorano nel mondo dello spettacolo. Anche in questo caso contro la chiusura di teatri e cinema e di tutti i luoghi deputati alla cultura.

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