Sollicciano "disumano": in 200 chiedono sconti

Decine di detenuti nel carcere di Sollicciano a Firenze presentano ricorsi per ottenere uno sconto di pena a causa delle condizioni disumane della struttura. Il sindacato Osapp conta 200 casi simili. Il segretario generale Leo Beneduci teme che questo possa creare un precedente per altre centinaia o addirittura migliaia di detenuti in tutta Italia. Secondo Beneduci, questa situazione mina i principi di emenda e recupero sociale delle pene e rappresenta un problema per l'ordine pubblico.

FIRENZE

Effetto domino sul carcere di Sollicciano: dopo la sentenza del tribunale di sorveglianza dello scorso dicembre, che ha riconosciuto uno sconto di pena di circa dieci mesi per le condizioni "disumane" della sua detenzione a causa delle condizioni della struttura, sono decine i ricorsi analoghi a quello presentato dall’avvocato Elisa Baldocci. Il sindacato della polizia penitenziaria Osapp ne conta 200. La maggior parte di questi ha attivato una causa collettiva con l’associazione L’altro Diritto mentre altri la faranno singolarmente con i propri legali.

Un numero di potenziali scarcerazioni che secondo il segretario generale Leo Beneduci. "L’ordinanza dell’ufficio di sorveglianza che prevede lo sconto di pena per il detenuto a causa delle pessime condizioni del carcere crea ora un precedente pesante. Dalle nostre informazioni altri duecento detenuti nel carcere di Firenze-Sollicciano vogliono fare lo stesso tipo di ricorso, sicuri di vincerlo a questo punto. Ma a tale provvedimento potrebbero presto associarsi altre centinaia se non migliaia di detenuti, tenuto conto della fatiscenza e dell’incuria di almeno il 70% delle carceri italiane".

Per il sindacalista in questo caso si tratterebbe di detenuti che verrebbero "restituiti alla libertà con larghissimo anticipo ed appare inutile sottolineare come ciò mini alle fondamenta i presupposti dell’emenda e del recupero sociale delle pene da scontarsi nell’attuale ed ormai inadeguato sistema penitenziario italiano, oltre a costituire un grave problema in termini di ordine pubblico".

Secondo Beneduci inoltre, si tratterebbe dell’ "unico caso al mondo dove lo Stato, a causa delle reiterate e gravi inefficienze dei propri apparati ed in primo luogo dell’amministrazione penitenziaria centrale, risarcisce i detenuti attraverso sconti di pena di tale entità e, oltre alla beffa inaccettabile nei confronti delle vittime di quei reati su cui verrebbe calato un improvviso colpo di spugna".

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