Sfratto (solo) rinviato Casa diventerà un b&b Il dramma di due donne "Non abbiamo un tetto"

Figlia (68 anni) e mamma (96 anni) il 28 luglio dovranno lasciare l’appartamento in Oltrarno nel quale vivono in affitto dal 1972 . La denuncia: "Ci hanno chiesto 40mila euro per mancato guadagno".

Sfratto (solo) rinviato  Casa diventerà un b&b  Il dramma di due donne  "Non abbiamo un tetto"

Sfratto (solo) rinviato Casa diventerà un b&b Il dramma di due donne "Non abbiamo un tetto"

di Pietro Mecarozzi

Antonietta Caltieri ha sessantotto anni, vive in via Santa Maria (Oltrarno) con la madre Carmela, di anni novantasei, relegata su una sedia a rotelle e quasi cieca. Abitano in quella casa dal 1972, e il quartiere è diventato una seconda famiglia. Ieri mattina queste radici storiche hanno rischiato di essere recise. Sull’appartamento pende infatti uno sfratto esecutivo, che, dopo una contrattazione tra l’avvocato della famiglia e quello della proprietà, è stato rimandato da ieri mattina al 28 luglio. "Tutto ha inizio nel 2019 – racconta Antonietta –, quando il nostro contratto di locazione è scaduto e la vecchia proprietà, senza mai avvisarci, ha venduto l’appartamento". Il proprietario subentrato ha nuovi progetti in mente per l’immobile, che non prevedono l’erogazione di un nuovo contratto di locazione per le due donne: "Non ha mai visitato l’appartamento, non l’abbiamo mai visto – aggiunge –. Ci ha notificato fin da subito che dovevamo lasciare l’appartamento, in quanto il suo obiettivo era ed è quello di trasformarlo in un bed & breakfast. Sarebbe il terzo presente in questo stabile".

A rallentare le procedure di sfratto, fino alla giornata di ieri, è poi arrivata la pandemia. Le due donne in questa frazione di tempo hanno comunque continuato a pagare il canone di affitto, stabilito nel vecchio contratto, di duecento euro mensili. "Per rimanere in questa casa il proprietario ci ha chiesto ottocentoquaranta euro al mese – svela Antonietta –, quando io e mamma andiamo avanti con la mia pensione di solo settecento euro". Come se non bastasse, ad aggravare la situazione è scattata anche una battaglia legale: "Il proprietario ci ha fatto causa, in quanto in questi anni che abbiamo ’occupato’ casa nostra lui avrebbe subito un mancato guadagno, derivante dall’ipotetico affito dei locali, di ben 40mila euro".

Inoltre, l’opzione di appoggiarsi dai due figli di Antonietta non è realizzabile: entrambi non hanno abbastanza spazi per ospitare la madre e la nonna, che ha anche bisogno di supporto sanitario. "Fino a ieri non avevano un posto dove andare – spiega Carmen, la figlia di Antonietta –, senza questo slittamento della data dello sfratto sarebbe stato un dramma".

Ieri mattina, quando l’ufficiale giudiziario – scortato da due agenti della polizia – ha bussato alla porta in ferro battuto in via Santa Maria, la fiducia era davvero poca. I toni si sono scaldati velocemente: fuori dall’appartamento si erano radunate una trentina di persone, tra residenti e membri dei movimenti di lotta per la casa, che hanno manifestato il loro sostegno alla famiglia e denunciato l’insofferenza verso l’ennesima casa che diventa b&b. "Siamo stanchi – spiega un residente – questo quartiere si sta svuotando di fiorentini, siamo solo un dormitorio per turisti".

A scandire l’attesa verso la nuova scadenza di fine luglio, c’è però una flebile speranza. "Mamma e nonna sono a buon punto nella graduatoria per ottenere una casa popolare – confessa Carmen –, anche se l’ufficialità l’avremo soltanto a metà luglio, mentre le assegnazioni mi hanno spiegato che saranno fatte verso settembre". Una finestra temporale nella quale le due donne, ad oggi, non hanno ancora un posto dove andare.

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