Schiavi nella Piana, un progetto per liberarli

Le storie di Diop e Wiki, sfruttati per oltre 12 ore al giorno con paghe basse e ’ricattati’ dalla concessione temporanea di un alloggio

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di Sandra Nistri

Per tre lunghi anni Diop, senegalese ha lavorato per dodici ore al giorno, sei giorni su sette, in una pelletteria, ricevendo la paga di 30 euro al giorno, che però arrivavano a discrezione e con i tempi voluti dal proprietario della ditta. Si è anche ammalato e per alcuni mesi non ha intascato lo stipendio, con difficoltà immaginabili per pagare l’affitto o anche solo per mangiare. Il pakistano Waqar, Wiki per i colleghi, arrivato in Italia da clandestino nel 2017, tre anni fa è stato invece uno dei protagonisti del presidio permanente all’azienda di moda Bagnolo di Calenzano dove, per tre mesi, aveva lavorato senza regolare contratto, con orari impossibili e stipendi all’osso.

Storie drammaticamente simili a molte altre, quelle che i due lavoratori hanno raccontato, ieri mattina, alla biblioteca Ernesto Ragionieri durante la presentazione del progetto Soleil per la lotta allo sfruttamento lavorativo nella moda, promosso da Regione, Cgil, Anci e L’Altro Diritto, ma per fortuna segnate anche da un lieto fine: dopo la denuncia effettuata all’Ispettorato del Lavoro le aziende sono state infatti sanzionate e i lavoratori hanno recuperato quanto spettava loro. Adesso, il primo lavora in una grande pelletteria, e il secondo in una sartoria (la Cgil l’ha aiutato anche per l’alloggio e l’ottenimento dei permessi di soggiorno).

I casi di sfruttamento lavorativo nella filiera produttiva di moda e pelletteria (settore, peraltro, in grande salute) nella Piana fiorentina sono molti, e la Filctem Cgil e la Cgil negli ultimi quattro anni ne hanno gestiti a decine. In alcune fabbriche – sottolinea il sindacato "si lavora 1213 ore al giorno, per 67 giorni alla settimana, senza diritti né tutele, con salari differenziati in base alla nazionalità, ambienti affollati e inadeguati, operai ospitati dal padrone che - se protestano - li caccia sia dal lavoro che dall’alloggio".

Su queste ‘emergenze’ dovrebbe agire il progetto Soleil, illustrato ieri alla presenza fra gli altri del sindaco sestese Lorenzo Falchi e dell’assessore regionale al Lavoro Alessandra Nardini, che – come specificano Filctem Cgil e Cgil – prenderà in carico bisogni concreti di chi denuncia. "Problemi di alloggio, permessi di soggiorno, formazione professionale, ricollocazione al lavoro, sono le carte a disposizione di chi denuncia il lavoro illegale e ne vuole uscire. Dobbiamo opporci con tutte le nostre forze al fenomeno dello sfruttamento lavorativo perché non è accettabile che nelle nostre città e vicino alle nostre case ci sia la presenza di questa forma moderna di schiavitù".

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