"Posti a rischio anche se c’è lavoro" Delocalizzazioni, l’allarme continua

Elena Aiazzi (Cgil): "Aziende con bilanci in attivo chiudono sedi per comprimere costi o fare più profitti". Dal caso Pineider al Cartonificio Toscano, la fotografia dell’occupazione sul nostro territorio

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di Barbara Berti

"Troppi i posti di lavoro a rischio: aziende anche in salute preferiscono chiudere una sede per comprimere i costi e, in certi casi, aumentare i profitti". Elena Aiazzi della segreteria fiorentina della Cgil scatta la fotografia della situazione occupazione: tra chiusure e licenziamenti nessun settore è escluso.

Covid e caro-bollette sono gli imputati principali?

"Sicuramente incidono, specialmente nel settore sport, ma credo che le situazioni di crisi sono in primis legate alla volontà delle aziende di accorciare la filiera produttiva e delocalizzare. Negli ultimi tempi si registrano aziende con bilanci in attivo che, però, decidono di chiudere e spostare la produzione altrove, creando disoccupazione". Quali sono?

"L’ultimo caso è la Gilbarco che a Firenze occupa 167 dipendenti più alcune decine tra lavoratori interinali e consulenti. Gilbarco Italia Srl fa parte, insieme alla capogruppo Gilbarco Veeder-Root, della multinazionale americana Vontier, leader nel settore della distribuzione e produzione di attrezzature e soluzioni per il pagamento per le stazioni di servizio, di rifornimento carburanti, come pompe di benzina, centraline e sonde di livello per le cisterne, oltre a terminali per le casse di pagamento anche in self service. L’azienda ha preannunciato 67 esuberi perché vuole chiudere il reparto produzione e spostare la logistica. Qui il tema è la transizione digitale visto che i pagamenti in contanti sono sempre minori rispetto a quelli con carte o attraverso mezzi tecnologici".

Ci sono altre situazioni simili? "La chiusura della Mondadori di Firenze e il relativo trasferimento ‘obbligato’ dei 36 dipendenti a Milano di fatto trasforma in licenziamenti. In questo momento il mercato del lavoro riassorbe soltanto grandi professionisti, persone dai 40 ai 50 anni hanno molte difficoltà a ritrovare un’occupazione. E per questi lavoratori del settore dell’editoria per ragazzi, la chiusura sa di beffa visto che per tutto il periodo della pandemia hanno sempre lavorato. La vertenza, comunque, è aperta e si stanno cercando soluzioni".

Il commercio come va?

"Ci sono problemi legati al calo vendite. Il negozio Burberry Outlet a Leccio di Reggello ha diminuito il personale, 7 licenziamenti su 53 dipendenti. E poi ci sono problemi di delocalizzazioni come nel caso della Pineider, eccellenza fiorentina. L’azienda da cinque anni è controllata da Rovagnati e vuole portare al nord la produzione creando nove esuberi sugli oltre 30 dipendenti tra lo stabilimento di Vallina e il negozio in piazza Rucellai".

Le delocalizzazioni stanno portando via aziende storiche e posti di lavoro...

"Lo abbiamo visto con l’Ortofrutticola del Mugello: l’azienda del gruppo Italcanditi controllata dal fondo Investindustrial si è portata via la produzione dei marron glacés. Ora siamo nella fase di riconversione, c’è l’impegno a mantenere tutti i posti di lavoro, compresi gli oltre 60 stagionali, ma bisogna restare vigili. Stesso discorso per l’ex Gkn di Campi: anche qui è iniziata la riconversione, c’è un accordo di partenza molto importante, seguiremo con attenzione le prossime tappe. C’è poi il Cartonificio Fiorentino con la proprietà che vuole ‘delocalizzare’ da Sesto Fiorentino ad Altopascio: qui i posti a rischio sono 90".

Altri campanelli d’allarme?

"Arrivano dal settore trasporti, come sindacato abbiamo chiesto un intervento delle Istituzioni per salvaguardare le Officine delle ferrovie all’Osmannoro. C’è preoccupazione anche per il settore del credito con la privatizzazione di Fidi Toscana anche se al momento non sono stati annunciati esuberi".

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