"Moschee senza strette di mano. Preoccupati per il ramadan"

Gli islamici guardano al ramadan di fine aprile. "Se non cesserà l'emergenza niente preghiere collettive"

Izzedin Elzir, imam di Firenze

Izzedin Elzir, imam di Firenze

Firenze, 29 febbraio 2020 - Come risponde la comunità islamica di Firenze alle regole igienico sanitarie imposte in seguito all'esplosione del Coronavirus? Risponde Izzedin Elzir, 49 anni, palestinese nato a Hebron, trapiantato in Italia, padre di tre figli, figura rappresentativa della comunità islamica fiorentina e toscana.   "Invitiamo tutti a  lavare le mani più di quanto sia necessario normalmente e invitiamo a osservare le normative italiane in materia sanitaria". E per i riti nelle moschee? "Abbiamo sospeso le strette di mano e gli abbracci. Basta un gesto d'intesa con le mani o con gli occhi, da lontano". Accettano tutti? Dell'islam abbiamo in occidente un'immagine legata all'integralismo. "Il Signore chiede all'uomo di rispettarlo. ma chiede anche di salvaguardare la vita umana. E se non esistesse più la vita propria, né quella degli altri, non si pregherebbe più il Signore" Avete chiuso moschee? "Nel nord Italia, a Milano sì. E lì invitiamo a pregare a casa, da soli o a piccoli gruppi". In Toscana? "Le moschee restano aperte ma raccomandiamo a chi abbia tosse, febbre o porti la mascherina per proteggere se stesso e gli altri  a starsene a casa e  a chiamare se del caso le autorità sanitarie. Meglio non pregare assieme agli altri che correre rischi". Cosa pensa della reazione generale alle notizie sul Coronavirus?  "Ci sono stati comportamenti esagerati: abbiamo raccomandato di mantenere calma e tranquillità" Quando celebrerete il ramadan, quest'anno? "Dal 24 aprile, per un mese. Se l'emergenza sarà conclusa lo osserveremo regolarmente". Altrimenti? "Osserveremmo il digiuno, rinunciando alla preghiera collettiva"    Le comunità islamiche in Italia hanno varato una raccolta di fondi per  acquistare mascherine da donare alle popolazioni più colpite. Come procede l'iniziativa?    "Abbiamo ricevuto le prime somme. Le aziende produttrici italiane che abbiamo contattato hanno risposto che non sono in grado di fornirle, malgrado stiano lavorando su tre turni di otto ore". Quindi? "Ci rivolgeremo all'estero. Ma vogliamo acquistarle e donarle".

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