ANDREA MUCCI
Cronaca

Il morbo di Parkinson e come combatterlo, "Farmaci e attività fisica, mix innovativo"

Firenze, le parole del professor Domenico Edoardo Pellegrini-Giampietro, professore ordinario di farmacologia all’Università degli Studi di Firenze

Il professor Domenico Pellegrini insieme al dottor Maurizio Bertoni

Il professor Domenico Pellegrini insieme al dottor Maurizio Bertoni

Firenze, 30 marzo 2022 – Si è svolta ieri nella palestra del centro di riabilitazione ‘Training Lab’ la conferenza del professor Domenico Edoardo Pellegrini-Giampietro, professore ordinario di farmacologia all’Università degli Studi di Firenze, incentrata sulla malattia del Parkinson.

E’ stata la prima occasione – dopo due anni di pandemia – in cui l’associazione ‘Un gancio al Parkinson’ si è riunita. La conferenza ha voluto illustrare quali sono i farmaci per curare questa patologia, come questi funzionano e soprattutto perché, come e quando si utilizzano, quali le linee guida e gli effetti collaterali.

“Nella farmacologia oggi bisogna prima cercare di capire, se possibile, la causa della malattia – ha precisato il professor Pellegrini - non è sempre facile. Se scopriamo la causa abbiamo un bersaglio, abbiamo un punto di attacco” e nel Parkinson questo è essenziale.

Il nome deriva da James Parkinson, autore nel 1817 di un saggio su questa patologia degenerativa in cui i neuroni in pratica muoiono.

“Da quando nasciamo i neuroni si possono solo perdere, è difficile guadagnarli – ha spiegato il farmacologo Pellegrini - nel Parkinson però questi muoiono prima del tempo, arrivando ad essere il dieci per cento di quelli che erano: allora compaiono i sintomi”.

I sintomi tipici sono inizialmente soprattutto motori, a cui poi se ne affiancano alcuni psichici come ansia, depressione, disturbi quali la perdita della memoria. Il Parkinson dopo l’Alzheimer è in frequenza la seconda malattia degenerativa. La conferenza ha messo in luce come negli ultimi decenni è molto aumentata l’incidenza del Parkinson: “In primis perché l’età media si è alzata moltissimo, la popolazione per fortuna è invecchiata” e il Parkinson è una malattia degenerativa che compare soprattutto con l’età.

In secondo luogo si è sottolineato che tale incidenza è anche da imputarsi in parte a cause ambientali, a tossine ambientali, a veleni vari, ad inquinamento. Le terapie per il morbo di Parkinson non sono solo farmacologiche: ricordiamo neurochirurgia, trapianto di cellule staminali, terapia genica, esercizio e dieta.

“Quando parliamo di Parkinson bisogna citare la dopamina - ha precisato il professore -, un neurotrasmettitore molto importante nel cervello, la cui carenza causa questa malattia. Per combatterla si ricorre a farmaci come il levodopa e ad altri che ne bloccano gli effetti collaterali come il carbidopa. Sono stati ricordati fra gli altri gli antimuscarinici e gli stimolatori dei recettori D2. C’è dunque un arsenale di tanti farmaci che possono essere usati in sequenza, in tempi diversi, per evitare l’insorgenza di effetti collaterali.

Pellegrini ha fatto notare che “al momento non ci sono dei farmaci nuovi, rivoluzionari, tali da cambiare la storia della malattia; il levodopa rimane attualmente il farmaco principale per un deficit di dopamina; altri farmaci servono a modulare e a migliorare la durata dell’azione, la lunghezza della terapia”.

La malattia normalmente insorge in età medio-tarda, intorno ai sessanta, settanta anni, ma ci sono forme sostenute da effetti e problemi di natura genetica un po’ più precoci; queste forme però non sono la regola.

E sui farmaci del futuro ha detto: “Per quel che riguarda le terapie innovative bisogna dire che oggi si comincia a pensare non solo ai farmaci, ma anche al movimento, all’esercizio fisico, alla dieta e a terapie innovative che possono essere quella genica, il trapianto di cellule staminali, ma soprattutto le stimolazioni celebrali profonde che sono già in fase abbastanza avanzata di sperimentazione e che possono essere utilizzate in alcuni casi in cui gli effetti collaterali del farmaco dovessero prevalere o questo non dovesse funzionare più". 

Il farmacologo dell’Università di Firenze fa notare che vi sono anche terapie con integratori e con anticorpi.

“In un futuro – conclude - credo che il panorama delle alternative terapeutiche sicuramente sarà sempre maggiore con l’avanzare della ricerca.” L'incontro si è svolto nella sede dell’associazione ‘Un Gancio al Parkinson’, che da anni combatte questo morbo attraverso l’attività fisica e la boxe come strumento di cura dal punto di vista fisico e psicologico. “L’attività fisica infatti - ha precisato il dottor Maurizio Bertoni, presidente dell’associazione - non ha nessun effetto collaterale e sta dando buoni risultati”, come dimostra anche uno studio fatto insieme all’Università dell’Ohio che sarà presto pubblicato.

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