Nel centro della Terra non c'è solo acqua, ma anche metano e idrogeno molecolare

La ricerca dell'Università di Firenze è stata realizzata con l'Ateneo di Padova

La scoperta grazie al lavoro dei ricercatori degli Atenei di Firenze e Padova

La scoperta grazie al lavoro dei ricercatori degli Atenei di Firenze e Padova

Firenze, 9 gennaio 2023 - Non solo acqua al centro della terra, ci sono anche metano e idrogeno molecolare. L'ipotesi emerge da uno studio svolto dalle Università di Padova e Firenze e pubblicato su «Nature», il quale conferma per la prima volta che le placche tettoniche penetrano nel mantello seguendo percorsi non lineari, all'origine anche dei terremoti profondi e di grande magnitudine. Nello studio è incentrato sui "diamanti super profondi", quelli estremamente rari che si formano a profondità da 300 fino a 1.000 chilometri all'interno del mantello terrestre, e che sono vere e proprie capsule inerti capaci di trasportare "frammenti" di terra profonda fino alla superficie terrestre, senza quasi alcuna alterazione chimica. Un diamante studiato incorpora particolari inclusioni, che testimoniano una sequenza complessa di reazioni chimiche che avvengono su una placca tettonica "in subduzione", che cioè scorre al di sotto di un'altra placca e che può sprofondare verso l'interno del mantello terrestre, al "confine" tra la zona di transizione, tra i 410 e i 660 chilometri di profondità, e il mantello inferiore, settore che si estende fino al nucleo terrestre esterno a meno 2.900 chilometri. Nel diamante sono state trovate tracce di forsterite pura, un raro minerale del mantello terrestre; le reazioni chimiche al suo interno indicano la presenza di acqua a grandissime profondità, in concomitanza a metano, idrogeno molecolare (H2) e la presenza di ferro metallico, ritenuto finora presente solo nel nucleo terrestre. Una scoperta che conferma, secondo gli studiosi, che le placche tettoniche penetrano nel mantello talvolta seguendo percorsi non lineari. Secondo Fabrizio Nestola, del Dipartimento di Geoscienze di Padova, "non si può escludere che tali percorsi possano essere un'ulteriore complessità da considerare per i sismologi che studiano lo sviluppo di alcuni terremoti estremamente profondi che talvolta raggiungono magnitudo 7 e che si verificano a profondità superiori ai 600 chilometri. La letteratura scientifica ritiene che siano correlati alle placche in subduzione, e il nostro articolo non fa che supportare questa ipotesi". Allo studio hanno partecipato anche l'Università canadese di Alberta, la tedesca di Bayreuth, l'americana Northwestern University e l'inglese University of Glasgow.

Niccolò Gramigni

 

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