Mannarino tra elettronica e musiche tribali

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"Non sapevo quello che avrei provato sul palco e invece è più bello di prima. Ho visto tanti spettacoli, penso ai due anni trascorsi in studio, al tempo passato a pensare a questo spettacolo, poi vengo sul palco e vedo le vostre facce e mi sento ripagato di tutto". Diretto, irrefrenabile, anche dopo lo stop della pandemia Mannarino continua a contagiare con la sua verve: sarà così anche nei tre concerti che vedono protagonista il cantautore capitolino al Tuscany Hall. Dopo il live di domani Mannarino tornerà sulla ribalta fiorentina il 30 e 31 maggio con nove musicisti, a riempire di ritmo un palco iconico e ipnotico dominato da una statua dalle sembianze femminili, Dea e ispiratrice di questo tour come dell’ultimo disco "V". Si entra nel mondo di Mannarino con i brani "Africa", "Fiume Nero", "Agua", "Apriti cielo", "Impero", "Cantarè" e si viene trasportati dentro a uno scenario distopico, di lotta e resistenza. Poi, sulle note dei grandi classici dell’artista, inizierà la festa officiata dalla band che vede Simona Sciacca, Lavinia Mancusi e Gioia Persichetti alle voci e ai tamburi, cioè al centro sonoro di tutto il set, mentre Emanuele Triglia striglia il basso, Alessandro Chimienti accarezza le chitarre, Seby Burgio suona tastiere e synth, Puccio Panettieri e Mauro Refosco la batteria e le percussioni, Simone Alessandrini i fiati e altri strumenti. Suoni e atmosfere rutilanti per un’eruzione di idee che si rinforzano nel rock, nel folk romanesco e nel blues. Stornellatore moderno o cantautore metropolitano, poco importa, almeno per Alessandro Mannarino.

Gio. Ball.

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