L’Università fra Ragionieri e Spadolini

Giovanni

Pallanti

Nella seconda metà del ’900, all’università di Firenze, ci sono state due scuole di storia, moderna e contemporanea. Una era insediata alla facoltà di Lettere e faceva capo a Ernesto Ragionieri; l’altra era a Scienze politiche, e lo storico di riferimento era Giovanni Spadolini. La scuola di Ragionieri aveva un modo intelligente e furbo di insegnare la storia: concentrava i focus su alcuni episodi e periodi della storia del Novecento, trascurando quasi completamente quello che riteneva non ortodosso alla dottrina storico politica di Palmiro Togliatti. Spadolini invece, aveva una visione della storia a 360 gradi e evidenziava i gruppi dirigenti democratici e liberali di quel periodo storico.

Tra gli allievi di Spadolini si possono citare Luigi Lotti, Cosimo Ceccuti, Sandro Rogari, Pierluigi Ballini e Giampiero Cappelli. Ballini è uno di quelli diventato professore ordinario alla “Cesare Alfieri” e ha continuato sulla strada del suo maestro Spadolini, come dimostra la pubblicazione del suo ultimo libro, scritto con uno storico, dell’università di Roma, Emanuele Bernardi. Edito dalla casa editrice Studium.

Ballini e Bernardi raccontano i governi De Gasperi, difensori della libertà e promotori di grandi riforme. In quel periodo il ministro dell’interno Mario Scelba, propose la legge contro la ricostituzione del partito fascista. Il ministro dell’Agricoltura Antonio Segni, fece la riforma agraria espropriando i latifondi dell’aristocrazia italiana. Il Vaticano e il partito comunista furono contrari a questa riforma per diversi e opposti motivi. E’ fuor di dubbio che fu una riforma epocale, che spazzò via la tradizione medievale in cui i contadini vivevano fino a quando la terra dei latifondi fu distribuita a coloro che diventarono ’coltivatori diretti’. La scuola di Ragionieri queste cose non le ha mai raccontate.

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