"Ghigliottine di carta", citando Giancarlo Fusco, a decapitare luoghi comuni. Ma anche giochi di parole sotto le mentite spoglie dei refusi, spunti di cronaca – bianca, rosa, nera –, prova del suo essere giornalista oltre che scrittore, che si trasformano in irriverenti battute, geniali per quel loro essere espressione lampante di uno stato: libertà.
Più di trent’anni dopo la pubblicazione postuma edita da Longanesi, "La vita è una malattia ereditaria", e il successivo ‘meglio di’ sempre con Longanesi nel 1994, ecco ricatapultato nell’oggi Gino Patroni, uno dei maestri dell’epigramma del ‘900, che l’antologia "Ed è subito pera e altri epigrammi" (Metilene Edizioni) presenta in un lavoro organico e organizzato in chiave cronologica a partire da testi editi. In Patroni "manca un bersaglio – scrive la curatrice Monica Schettino -, siamo di fronte a parola leggera e gratuita. Gli epigrammi di Patroni contengono notizie ai limiti dell’assurdo, assumono le sembianze di sottotitoli di un refuso". E Patroni giornalista difatti lo era e lo fu a lungo per le maggiori testate italiane, comprese Il Resto del Carlino e La Nazione, ma in particolare per il ‘suo’ Secolo XIX, lui che ligure, di Ameglia, lo era di nascita.
Sarcastico più che ironico, serrato e fulmineo nel fraseggio, Patroni era nel mischiare il pensiero alle parole "un interruttore di corrente", la reazione tradotta in linguaggio a ciò che accadeva nel mondo. Nascono così epigrammi come "Lettera dal confino" ("Ti scrivo/sotto/dittatura"), "Antifascismo a Roma" (Abbacchio/il Duce), "Hiroshima 1945" (Il giorno/più fungo), "Teorema" (Dato un governo/ italiano/ trovare/ l’area democratica), ma anche tutta la serie a carattere puramente umoristico come "Infarto in trattoria" (Verrà/la morte/e avrà/i tuoi gnocchi), "Confessioni di sarto" (Mi son fatto/un travestito…), "Fiscalismo in paradiso" (Adamo/ed Iva), "Lettera d’amore di dentista" (Mia caria…).
"Ed è subito pera e altri epigrammi" inaugura la collana di ‘scritture anomale’ (le cui copertine sono illustrate dal talentuoso Jonathan Calugi) che il suo curatore Paolo Albani, altro grande giocoliere della parola, ha voluto chiamare "Aritmie" citando proprio ‘Gipatro’ e volendo qui raccogliere tutto ciò che di letterario abbandona il tracciato tradizionale per imboccare una strada estranea a mode o tendenze. "Patroni – dice Albani – è un personaggio straordinario eppure scivolato in una zona d’ombra della letteratura, che grazie all’editore illuminiamo di nuovo".
Linda Meoni