Paura. Questa la prima parola con cui si è aperta la serata al teatro Pacini con lo scrittore Stefano Massini e Agnese Pini, direttrice de La Nazione. "Perché qui non c’è nessuno che ci dice che è solo un brutto sogno, e non succederà nulla", ha detto Massini nelle due ore filate di conversazione che sono state un cammino di riflessioni intorno e dentro il concetto di democrazia che è "l’essenza di tutto quanto". Anche di una giurisprudenza di pace. Ma, appunto, non siamo né dentro, né alla fine, di un brutto sogno. La guerra è realtà con tutti i suoi volti, il carico di morte e orrore, il linguaggio della propaganda e della bugia, motori di una storia che si ripete: Putin dice di aver invaso l’Ucraina per difendere i russofoni delle province separatiste del Donbass. Adolf Hitler disse di essere andato in soccorso dei tedescofoni. La retorica della follia.
E’ la micidiale ciclicità della storia, a volte matematica, spesso drammatica. Con le armi che tornano a parlare come se quello che è successo 78 anni fa a Sant’Anna di Stazzema come a Fucecchio e in tantissimi altri luoghi, non avesse insegnato nulla. "Nella guerra la prima a morire è la verità", ha detto la direttrice Pini offrendo a Massini una ragione in più per cercare risposte ai tanti che oggi – lettori, ascoltatori della tv – chiedono e si chiedono perché sta succedendo, perché sono state scelte le bombe al posto del dialogo, e quali i veri motivi alla base del conflitto; se è giusto che gli ucraini, pur a costo di grandissime perdite umane, resistano all’invasione, e se è giusto o no armare la resistenza.
Interrogativi difficili. Ma ai quali si possono trovare risposte, ripartendo proprio dagli accadimenti della storia, rileggendo nelle sue pieghe, travolta complesse – dai giorni della sbandierata "democrazia del frivolo" degli anni ’80, alla rivoluzione tecnologica, fino ai giorni del Covid che hanno materializzato, per certi versi, scenari da film fantascientifico – per tornare sempre al punto di partenza: la democrazia come bene supremo. Tant’è che "contro Putin c’è la democrazia", ha detto Massini. Quella di "tutti coloro che parlano e discutono della guerra". Mentre la tragedia e le sue bugie vanno in diretta. "Anche questa – ha detto – è democrazia". Perché Zelensky e con lui il popolo ucraino resistono? "C’è un’alternativa?". Quest’ultimo interrogativo cardine è la risposta alle domande che oggi ci poniamo davanti alla tenacia del popolo ucraino, assediato e invaso. Loro come la resistenza italiana per essere quelli che siamo oggi.
Gli interventi del sindaco di Fucecchio Alessio Spinelli e di quello di Sant’Anna di Stazzema Maurizio Verona, hanno concluso la serata promossa all’interno di "D come Democrazia – Il festival della memoria di Sant’Anna di Stazzema". Un percorso nel quale le parole di democrazia sono preziose come perle. Per non dimenticare.
Carlo Baroni
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