"In quella tomba non c’è Maria Non pagate più la lampada votiva"

I pochi resti lì contenuti non appartengono alla Fresu. La ricerca della verità non si ferma

La lampada votiva di Maria Fresu non sarà più pagata dalla famiglia. La conferma è arrivata ieri dal sindaco di Montespertoli, Alessio Mugnaini. Perché? Molto semplice: da oltre 3 anni quella tomba nel cimitero di Montespertoli non è più in realtà di Maria Fresu. E’ senza un nome: i pochi resti che aveva contenuto per lunghi 39 anni non appartengono a colei che all’epoca era una ragazza di 23 anni con la sua piccola Angela di 3, morte in seguito alla strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna insieme all’amica Verdiana Bivona, di 22 anni, di Castelfiorentino. Il Dna di quei resti non è quello di Maria Fresu. Torniamo indietro di 3 anni: la perizia del Dna disposta nel processo all’ex ‘Nar’ Gilberto Cavallini ha escluso che i resti che per 39 anni sono stati in quella tomba siano effettivamente della donna di Montespertoli. Intanto, ieri – anniversario della strage – una rappresentanza dei Comuni di Montespertoli e di Castelfiorentino ha assistito a Bologna alla cerimonia in memoria delle vittime. Mugnaini ha commentato: "Ci sembrava un gesto giusto sia nei confronti della famiglia che ha subìto questa dolorosa notizia sia per portare ancora attenzione su questi fatti e sulla ricerca continua della verità e di tutti i colpevoli. E’ anche un modo per dire che Montespertoli non dimentica le sue figlie Angela e Maria Fresu".

Andrea Ciappi

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