CHIARA CASELLI
Cronaca

Il Maggio tra sacro e profano. Concerto sinfonico diretto da Gatti

In locandina musiche di Goffredo Petrassi e Dmitrij Šostakovič. Appuntamento domani sera in Sala Grande

Il Maggio tra sacro e profano. Concerto sinfonico diretto da Gatti

Il Maggio tra sacro e profano. Concerto sinfonico diretto da Gatti

Dopo il concerto che ha inaugurato l’86° Festival del Maggio Fiorentino, Daniele Gatti torna sul podio per dedicarsi questa volta a un programma tutto novecentesco, tra sacro e profano, di grande spessore ed intensità, perfetto per esaltare tutte le potenzialità dell’Orchestra e del Coro che, guidato da Lorenzo Fratini, rappresenta un’eccellenza assoluta. Domani sera (ore 20) nella Sala Grande del Teatro, la serata prende le mosse dal Magnificat di Goffredo Petrassi, composto tra il 1939 e il ‘40 e dedicato ad Alfredo Casella. Appartiene alla prima fase creativa del compositore e risente della formazione romana che lo vide muovere i primi passi tra le fila dei pueri cantores della Chiesa di San Salvatore in Lauro e studiare a fondo negli anni di conservatorio la polifonia rinascimentale. La lezione di Josquin Desprez e Palestrina si somma alla folgorazione per la modernità stravinskiana, in una rielaborazione delle forme musicali del passato nuova ed eclettica. A intonare il passo del Vangelo di Luca dedicato al cantico della Vergine dopo l’Annunciazione è la voce limpida e cristallina del soprano Eleonora Bellocci che si insinua nel tessuto possente di coro e orchestra.

A conclusione, una grandiosa fuga si spegne in pianissimo nell’Amen finale. A seguire, la Decima sinfonia di Dmitrij Šostakovic: una partitura che nasce alla fine del 1953 in un momento cruciale nella vita dell’autore e della storia dell’Unione Sovietica. Nel marzo di quell’anno era morto Stalin e le rigide imposizioni del regime che imponevano un linguaggio scevro da complicazioni e dal carattere fortemente tradizionale si stavano lentamente allentando. Il musicista pur con grande sofferenza si era adeguato senza mai mettere in discussione la fede politica nello stato e nel partito. Dunque la complessa architettura della Decima, segnata da un pessimismo tagliente e da contrasti laceranti, si configura come una sorta di reazione liberatoria. Il lungo movimento iniziale è seguito da un breve, violento e brutale Allegro a ritmo di marcia che, come precisò l’autore, incarna la personalità di Stalin. Nel successivo Allegretto l’autore rielabora (come in altre sue opere) il motto costruito sul proprio nome, D (imitri) SCH (ostakovich): re – mi bemolle – do – si. Nel finale torna l’incedere aggressivo del secondo movimento e all’inciso tematico del dittatore si oppone il motto, che nelle ultime battute diventa trionfante affermazione della ritrovata libertà artistica. Il concerto sarà trasmesso in differita su Rai Radio 3.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro