EMANUELE BALDI
Cronaca

Grassina e Antella, il derby infinito: le lavandaie, i’Peruzzi e il bus 31(+1). Se un poggio divide due piccoli mondi

Aneddoti e sfottò di una sfida tra due paesi che non si possono soffrire. Ma che non potrebbero fare l’uno a meno dell’altro

Giocatori del Grassina in festa dopo un gol

Giocatori del Grassina in festa dopo un gol

Firenze, 2 giugno 2024 – «Quelli di là che son famosi altro che per le lavandaie" contro "quegli altri di là che stanno in un paese che comincia con un ospedale e finisce al cimitero" ("E ni’mezzo c’è anche l’autostrada, tiè" graffiano i più perfidi).

Signori, Grassina e Antella viste dai rispettivi ’cuginastri’, da una sponda all’altra del poggio ripolese.

Che non è, si badi bene, esattamente il passo dello Stelvio ma, nonostante declini dolce come un soufflè e veda ’c’ perfettamente aspirate alla stessa maniera da una parte e dall’altro, tiene a debita distanza due piccoli mondi antichi che, scomodando Curzio Malaparte, hanno perennemente nel serbatoio un reciproco ’odio gentile’ (nemici mai, ma se togli l’uno all’altro è un guaio...) che si autoalimenta da sempre. E’ la Toscana, bellezza. Quella di panna e di coltello, monicelliana e ruvida che qui ha la sua sintesi più pratica.

E insomma oggi al campo delle Due Strade, il Grassina e l’Antella, declinazioni calcistiche con casacche gonfiate d’amore – rossoverdi di qua e biancazzurri di là – dei due paesi si sfidano per salire in Eccellenza. Una sale, l’altra resta giù, negli inferi della Promozione.

Responso secco. Roba da ansiolitici nel marsupio sugli spalti e moltiplicatori polmonari in campo. Tanto più che, per inciso, due anni fa il Grassina, già retrocesso, all’ultima di campionato ’di l’ha dal poggio’ vinse giocando con il cuore in gola e trascinò nella categoria al ribasso l’Antella ("Se scendo giù vieni con me"). Un pandemonio al triplice fischio. Vedremo il responso del campo, oggi, perchè, c’è da giurarci, stanotte all’Antella si sono addormentati (giusto un quarto d’ora forse per sfnimento) con il sogno di vendicar lo sgarbo. Ma delle faccende di pallone si parla altrove. Qui ci fermiamo ancora un po’ a parlare di un derby che per capirlo vanno scardinati gli aneddoti dalle memorie di paese.

Tanto per dire Eugenio Pacini, macellaio dell’Antella, prima di andarsene chiese che la sua tomba fosse rivolta verso la porta del campo dei biancazzurri perché "quando si fa gol a i’Grassina io lo voglio vedere, eh". A Grassina, anni fa, nel tempio laico della Casa del Popolo di piazza Umberto un tizio, quando si annoiava (cioè una sera sì e l’altra anche) era solito alzarsi e montare in macchina.

«O dove vai?» gli chiedevano. "All’incrocio del Niccheri a farmi dare la precedenza dagli antellini che c’hanno lo stop". Scorza toscana, pancia di paese. Chissà se in giro c’è ancora chi si ricorda di quando il Grassina retrocesse e un buontempone arrivò ’dall’altra parte del poggio’ a piantare undici carciofi nel campo vicino all’Ema o di quando invece i grassinesi avvolsero al collo della statua di Ubaldino Peruzzi, padre spirituale degli antellesi, la sciarpa rossoverde.

Ah già, poi ce n’è un’altra. Il 31 va a Grassina, il 32 all’Antella. Ma quando nel paesone della Processione c’è la tombola e viene estratto il numero del bus che scarrozza a casa i rivali si ricorre al cervellotico “trentuno più uno” pur di non impestarsi la bocca con il numeraccio simbolo degli antellini, il dispregiativo di antellesi.

E’ più borgo l’Antella , artigiana e spigolosa, più “metropolitana”, anche solo per il traffico, la godereccia Grassina, spanciata sulle colline, che ha pure l’ardire di suddividersi in quattro contrade confezionando il paradigma perfetto del pensare toscano: più ci si divide e meglio è.