REDAZIONE FIRENZE

Gli sgomberi per evitare nuovi Astor

Il degrado delle occupazioni abusive a Firenze: un problema di sicurezza e legalità che richiede intervento immediato delle autorità.

di Gabriele

Canè

Se passate da via Bardelli, al Poggetto, lo riconoscete di sicuro: edificio di tre piani, vernice sbiadita, saracinesche divelte, spazzatura sui terrazzini, portone d’ingresso spalancato. Degrado garantito. Ma se vi piace lo stesso e pensate di occuparlo, pratica che gode di un certo seguito e di una diffusa impunità, siete arrivati tardi: è già sold-out da parecchio tempo. Meno probabilmente di quello di via Toselli, o dell’ex Hotel Astor da cui sono spariti gli occupanti solo dopo che è sparita Kata. Scoprire queste situazioni che ritroviamo a Firenze un po’ a macchia di leopardo, come detto, non è difficile. Basta passare per strada, parlare con le persone che abitano nel palazzo a fianco, quelle che a fine mese pagano le bollette, mentre nello stabile occupato alla sera si accendono delle luci frutto di allacci abusivi, dunque gratuiti per chi ci vive, non per il proprietario che alla fine si trova sul groppone anche questi oneri.

Oddio, in molti casi le proprietà sono assenti o indifferenti e se la prendono comoda nel denunciare l’abuso. Quando lo fanno. Quello che succede in queste terre di nessuno, però, non è esentato dal controllo e dall’intervento della magistratura, delle forze dell’ordine e delle autorità locali. Perché all’Astor si spacciava come in via Toselli, e magari lo stesso succede anche al Poggetto. Perché possono esserci minori in condizioni tali da richiedere l’intervento dei servi sociali. Perché quelle situazioni sono sempre acceleratori di reati, di insicurezza diffusa, anche di drammi di cui Kata è la punta dell’iceberg. Perché solo lo sgombero azzera questa catena di illegalità, a prescindere dal peccato originale dell’occupazione. Allora, chiedere che lo Stato veda e intervenga soprattutto in un momento in cui la casa è diventato per tanti onesti un bene, prezioso, quasi irraggiungibile, non è un’ostinazione.

È una omissione non farlo.