Nuovo stadio, l’irritazione di Nardella e le diplomazie al lavoro

Il retroscena: perché l’affaire stadio resta scottante

Daniela Maffioletti del cda Fiorentina, il sindaco Dario Nardella, Andrea Della Valle e il presidente Mario Cognigni alla presentazione del progetto per il nuovo stadio

Daniela Maffioletti del cda Fiorentina, il sindaco Dario Nardella, Andrea Della Valle e il presidente Mario Cognigni alla presentazione del progetto per il nuovo stadio

Firenze, 19 luglio 2018 - E’ uno scontro al calor viola. Di quelli che lasciano il segno. Andrea Della Valle spara su Palazzo Vecchio e il sindaco Dario Nardella stringe i denti, ma rischia lo stesso di perdere la tramontana. Così, mentre il progetto definitivo per il nuovo stadio si allontana, Nardella sceglie l’aplomb politico più severo, che tradisce comunque l’amarezza: «In tutta franchezza non si capisce il motivo di questo annuncio anche perché il Comune ha dato seguito alla richiesta scritta della stessa Fiorentina per i 6 mesi di prosecuzione del pubblico interesse decorrenti dall’adozione della variante, che dunque scadono il 31 dicembre. Peraltro il Comune al momento non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale e alcuna motivazione per la quale Fiorentina affermi di aver bisogno di più tempo».

Anche perché per la già iniziata campagna elettorale di Nardella questo è un colpo basso di cui il patron viola è pienamente consapevole: «Mi auguro che per Nardella il nuovo stadio non sia così fondamentale per la rielezione...».

Il fatto è che sulla tormentata area di Castello si sono messi di traverso anche i gialloverdi di governo che hanno riaperto lo scontro sulla nuova pista di Peretola, pronti a farsi un baffo perfino della già convocata conferenza dei servizi. E se l’operazione nuova pista dovesse essere ridimensionata o subire altri rinvii temere ricadute anche sullo spostamento dell’area Mercafir a Castello, e quindi sul nuovo stadio, sarebbe giustificato. Particolare che non è passato certo inosservato alla razionalità tecnico-economica di imprenditori attenti come i Della Valle. Che – fra l’altro – non devono aver ancora metabolizzato bene il concetto di dover pagare qualcosa come 16 milioni di euro non per diventare proprietari di un terreno da mettere poi a bilancio, ma solo per pagare il trasloco di un mercato e avere in cambio un diritto di superficie di una, pur lunghissima, convenzione su terreni che sono e resteranno di proprietà comunale.

Così, però, gli incubi del sindaco si moltiplicano. Non bastavano i tempi incertissimi della linea 2 della tramvia, con la prospettiva di un autunno perennemente ingolfato nel traffico, non bastavano i dolori dei renziani di post governo, ora in esilio dai riflettori della ribalta, che non possono più battere cassa a Roma. Ora anche lo stadio, l’altra, grande, scommessa del sindaco per tirare la volata delle urne il prossimo anno, torna a ballare.

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