Di Giorgi: "Firenze, il turismo non basta. Bisogna ripensare la città"

La Parlamentare Dem: "Fa bene Nardella a chiedere misure ad hoc al governo, ma dobbiamo impegnare le energie per progettare la città del futuro"

L'on. Rosa Maria Di Giorgi (foto tratta da pagina FB personale)

L'on. Rosa Maria Di Giorgi (foto tratta da pagina FB personale)

Firenze, "Sul tappeto ci sono idee importanti: il progetto degli Uffizi diffusi caro la presidente della Regione Giani, che condivido totalmente, quello della limitazione degli affitti turistici, lo scudo verde per quanto riguarda la mobilità, la transizione ecologica, la valorizzazione delle ‘periferie’ etc. Quello che serve è  mettere a ‘sistema’ tutte queste esperienze, interconnettendole tra di loro, in una visione di insieme, avendo chiaro il punto d'arrivo ".Rosa Maria Di Giorgi, parlamentare del Partito Democratico membro della commissione Cultura della Camera e dell'Ufficio di Presidenza del Pd ne è convinta: "A Firenze serve una sorta di ‘cabina di regia’ - termine che è tornato molto in voga e che in realtà  rappresenta nient'altro che  il ruolo che deve svolgere la politica - in grado di  elaborare progetti integrati, e  controllare le varie fasi della loro realizzazioni"

Ma quello che si sta facendo non basta?

"Sono cose importantissime. Ha fatto bene il sindaco Nardella a chiedere ieri misure ad hoc per le città d’arte. Firenze però ha bisogno anche di ridefinire la propria identità, guardando ad un futuro in cui il turismo non sia un problema ma una vera risorsa a beneficio di tutta la collettività, che comprende tanto il centro quanto, e forse ancor più, le periferie". 

E come si fa?

"E’ vero che i flussi turistici in una determinata misura non possono essere controllati dalla destinazione finale, si chiami anche Firenze o Venezia. Ma è altrettanto vero che noi dobbiamo immaginare delle regole che determinino il contesto in cui i flussi turistici si vadano a collocare, in rapporto e non, come accade talvolta oggi, in antitesi con il resto della città. Bene dunque una legge nazionale che, ad esempio, regolamenti il fenomeno degli affitti brevi, riportandolo al suo spirito originario, e quindi non come surrogato dell’accoglienza alberghiera, ma dando la possibilità a privati cittadini di incrementare il proprio budget familiare attraverso la condivisione di spazi dell’abitare.  Però dobbiamo però anche capire, ad esempio, come cambierà nel prossimo futuro il comparto turistico, e che impatto avrà, ad esempio, la digitalizzazione sulla definizione dei flussi, e delle stesse ‘esperienze’ turistiche. Centrale sarà anche l'offerta culturale (come bene ha ricordato Elisabetta Fabbri in una bella intervista di qualche giorno fa), il rapporto con le eccellenze che già abbiamo (dal Maggio Musicale Fiorentino, al conservatorio Cherubini ,alla Pergola, all'ORT, al Nuovo Museo Alinari, all'accademia della Crusca, ma anche alle decine di esperienze nuove e solo apparentemente minori con le quali dobbiamo fare rete), quello con il patrimonio di ‘conoscenza e ricerca’ che Firenze può offrire attraverso l'università d Firenze, il CNR, e le molteplici università straniere, e quello con la comunità di artisti più o meno noti che vivono e lavorano a Firenze. Così come è necessario individuare uno sguardo ‘altro’ attraverso la valorizzazione del contributo di professionalità, in primis femminili visti i tempi, in grado di portare nuovi stimoli e nuove idee".

Si parla molto della necessità di riportare la residenza in centro, lei cosa ne pensa?

"D'accordissimo, ci lavoro da anni anche in sede parlamentare.  Però dobbiamo fare attenzione:  riportare la residenza in centro non può essere vissuto come un  fatto identitario, bensì deve rappresentare uno  stimolo di  produzione di cultura contemporanea. Di interazione con le stanzialità elettive di tutti coloro che vengono a Firenze per con-vivere con noi Fiorentini per periodi più o meno lunghi. Oggi questi mondi (il turismo, la residenza, il domicilio) si vivono a compartimenti stagni, incontrandosi spesso solo sul lato del ‘consumo’ della o ‘nella’ città. Bisogna fare in modo che tutti siano parte della soluzione, e dialoghino tra di loro per trovare il corretto modo di dare un futuro alla nostra città.  Questo può farlo una legge solo in parte. Il resto appartiene al mondo in cui la nostra comunità saprà ripensarsi tutta insieme, avendo anche il coraggio di scelte nuove idonee ad affrontare tempi nuovi".

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