Coronavirus, i giovani cinesi d'Italia: "Non considerateci malati, i pregiudizi feriscono"

Parte dall'Osmannoro l'apello di una associazione di ragazzi

Due ragazzi indossano mascherine

Due ragazzi indossano mascherine

Firenze, 1 febbraio 2020 - «Sono il solito italo cinese che fa parte della tua vita», «che è andato a scuola con te, che ti ha passato il compito di matematica all'esame, che giocava con te a calcio, che ti serve cappuccino e brioche tutte le mattine, che ama la moda italiana, che tifa Valentino Rossi, che ama più la pizza del pollo con le mandorle», «quindi non trattarmi come un virus».

Così su Fb un appello dell'Unione Giovani Italo Cinesi, con sede a Osmannoro (Firenze), contro discriminazioni stimolate dall'emergenza coronavirus. Lo ha firmato Massimiliano Martigli Jjiang, nato in Cina ma dall'età di 7 anni in Italia. «Il pregiudizio e la diffidenza ci farà diventare di nuovo estranei, estranei che non siamo, perché siamo umani, uguali a quelli che ogni giorno lottano per ottenere una serena vita e sprazzi di felicità qui in Italia. Non cambiare le tue abitudini. La diffidenza e il pregiudizio uccidono più delle armi da guerra».

«Sono lo stesso cinese - si legge anche - partito coi volontari per Amatrice, che esulta con te in curva a vedere la squadra del cuore, che lavora come un matto 12 ore al giorno...».

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