Carlo Casini
Cronaca

Firenze, case popolari via Accademia del Cimento: assemblea al vetriolo dei residenti

Le 60 famiglie dovranno trasferirsi entro il 30 giugno. Paure e tensioni per le modalità. Gli anziani: "A 90 anni non potete farci affrontare un trasloco". E c'è chi è ha appena investito tutti i risparmi nell'arredamento della casa in mobili che non potrà usare nei nuovi alloggi

La riunione era organizzata da Spc, ma ha visto una partecipazione bipartisan

Firenze, 25 febbraio 2023 - Una riunione in cui non sono mancati momenti di tensione, quella che si è tenuta ieri nel tardo pomeriggio a Novoli tra gli inquilini delle case popolari di via Accademia del Cimento 14, dove circa sessanta famiglie dovranno traslocare, seppur temporaneamente, verso altri alloggi entro il 30 giugno. Sono i residenti di due blocchi dei tre del grande condominio, i quali vedranno lavori di miglioramento antisismico e ed efficientamento energetico voluti dal Comune che ha ottenuto fondi per 14 milioni e mezzo di euro dal Pnrr. Si sono riuniti a casa Caciolle in questa assemblea organizzata dal gruppo consiliare Sinistra progetto Comune, che da tempo segue la questione. Ma le rappresentanze politiche erano presenti da tutto lo spettro del Consiglio comunale. Oltre a Dmtrij Palagi, che conduce le danze, e la collega Antonella Bundu, dai banchi dell’opposizione c’è Federico Bussolin della Lega, Roberto De Blasi del Movimento cinque stelle, Alessandro Draghi di Fratelli d’Italia, Andrea Asciuti del Gruppo misto-Italiexit, mentre per la maggioranza i democratici Renzo Pampaloni e Alessandra Innocenti. Nessuno invece dalla Giunta, mentre dal Consiglio regionale è arrivato Giovanni Galli in quota Carroccio.

Non bastano le rassicurazioni dell’amministrazione ricevute negli scorsi mesi che a fine lavori ognuno tornerà nel proprio alloggio, che gli appartamenti sostituitivi saranno nel medesimo quartiere, che tutti i costi di trasloco saranno a carico dell’amministrazione. Perché tra loro ci sono anche molti anziani che in quelle case ci sono da mezzo secolo e che non vogliono trasferirsi per i quattordici mesi di durata dei lavori, salvo non rari ritardi, poiché per tanti temono di non rivedere più la propria casa. Inoltre, ci sono alcuni che hanno investito in mobilia e lavori in tempi recenti e vedrebbero persi i loro investimenti. Senza contare il microcosmo di legami che si è creato nel grande alveare di cemento, tra persone che si conoscono da decenni si sono creati relazioni di fiducia, giovani che danno una mano agli anziani, anziani che guardano i bambini a chi lavora, un campanello da suonare accanto quando ci si sente troppo soli. Ma a preoccupare alcuni residenti sono anche le modalità con cui si stanno svolgendo i colloqui individuali, i quali hanno percepito toni bruschi e forieri di timori.

«Si fa questo piano di lavori e non si fa un vero piano sociale per realizzarlo? – tuona un inquilino a inizio assemblea – Mia mamma ha 94 anni, farla andare via vuol dire farla morire. È la regina della casa e quella è la sua reggia e sa dov'è ogni cosa, non esce mai. Ma se la sposti non trova più neanche una tazzina. Adesso le sono presi i battiti accelerati, è impauritissima che la mandino via. Se non c’è questa sensibilità da parte vostra, è guerra! Che poi non si capisce perché quelle case non avete mai volute darle al riscatto, com’è stato fatto con altre case popolari, siamo disposti a comprarle».

«Io sono stata doppiamente beffata – irrompe con voce rotta dal pianto, I.T. – Viviamo in una casa di 100 metri quadri e ce ne propongono una di 42. È vero: prima eravamo in sei in casa, ora siamo rimasti in due. Ma prima di ristrutturarla, prima di investire i risparmi di una vita, mi ero informata nel 2020, e loro mi dissero che avevo diritto di rimanere in quella casa. Così, appena andati in pensione, con mio marito, abbiamo usato i soldi che hanno dato dopo tanti anni di lavoro per rifare la casa nuova e riarredarla completamente. Questi mobili appena installati non posso portarli con me, non solo perché si sciuperebbero, ma anche perché non ci stanno fisicamente. Solo per fare un esempio, ora ho una cucina tre metri per quattro, mentre nella casa che mi voglio dare c’è un cucinino di appena un metro settanta. Io piangevo durante l’appuntamento, pensando a tutti i risparmi e le fatiche sprecati e loro per tutta risposta mi hanno detto che se rifiutavo potevo finire in fondo alla lista, e se poi rifiutavo di nuovo rischiavo la decadenza».

«Siamo preoccupati delle testimonianze che abbiamo sentito, perché sembra che, contrariamente a quello che era stato promesso, le persone vengano messe di fronte a un foglio da firmare in cui accettano degli alloggi alternativi senza averli visti – dicono Bundu e Palagi – Questo a noi non convince anche sul piano legale vorremo verificare perché si è scelta una procedura che non dà ascolto, ma alimenta la paura dele persone. Ascoltarli singolarmente potrebbe essere corretto, perché è vero che ognuno ha la propria storia, ma quello che gli hanno fatto firmare per visionare gli appartamenti, è una forzatura. Il Comune non dovrebbe porsi così con i propri cittadini e cittadine, questi giustamente hanno paura per la loro storia, per i risparmi che hanno messo dentro a queste case; ci sono persone anziane e fragili, che non sanno se ritorneranno. Cercare di portarli via senza essere chiari e agendo in modo quasi subdolo, è veramente scorretto da parte dell’amministrazione. Stiamo chiedendo loro, prima di prendere decisioni che si confrontino se c’è bisogno ci sarà un’altra assemblea, sperando che ci sia anche l’assessore e che dia delle risposte certe».

«Giustamente i residenti vogliono risposte: è passato un po’ il tempo dello sconcerto per la notizia iniziale – dichiara Bussolin – Alla base della mancanza di risposte, c’è il provvedimento che ha preso l’amministrazione che inspiegabilmente non si è confrontata con loro, ha fatto carte e scartoffie per avere finanziamenti deliberati da Regione Toscana col Pnrr e quindi comprendo la loro rabbia. Vogliamo chiedere all’assessore se è normale far firmare un determinato tipo di impegnativa che ti porta a perdere il diritto alla casa, solo per visionare l’alternativa. La prima rilevazione che faccio è la totale scorrettezza delle istituzioni nei confronti di queste persone. I lavori non sono urgenti, le case non stanno per cascare a pezzi, li avrei fatti in un altro momento: via Torre degli Agli insegna che non sanno programmare i lavori e non li sanno portare a termine».

«La mia premura è di rimarcare che tipo di lavori verranno fatti – spiega Asciuti –Bisogna capirlo, e presenterò in merito una domanda di attualità: sono lavori che toccano la stabilità dell’edificio? È ovvio che a queste persone va data una soluzione. Se possibile, tentiamo di farli rimanere qui e se non è possibile che il trasferimento sia in appartamenti di pari dignità. Che il Comune si prenda l’impegno, se devono essere 14 mesi, che 14 mesi siano e se si ritarda, che ci sia una penale».

«Abbiamo capito che Casa Spa pagherebbe i traslochi in andata e in ritorno, ma non i mobili che non riescono ad adattarsi alle nuove case – riferisce Draghi – Con tutta l’edilizia residenziale pubblica più vecchia, antecedente al ’72, hanno scelto di fare questi lavori proprio in via Accademia del Cimento, quando ci sono edifici messi molto peggio, basta vedere via Piaggia, via Carlo del Prete o via Magellano. Non tutti poi rimarranno nel Quartiere 5, dove vivono da cinquant’anni. Inoltre, parlano di efficientamento energetico, ma non cambiano neanche gli infissi».

«Una presa d’atto di una situazione di estremo disagio da parte di decine e decine di persone coinvolte in un trasferimento massivo in altri alloggi per consentire l’efficientamento energetico e interventi di carattere strutturale per il miglioramento sismico, – commenta De Blasi – Credo che in questo contesto, a detta dei cittadini che giustamente esprimono la propria opinione, ci sia stata una mancanza di interlocuzione da parte di Casa Spa e dell’amministrazione comunale. Ci sono tante persone anziane che non possono sostenere un trasloco massivo al limite del coatto: è venuto fuori che addirittura sono state ventilate minacce di perdere l’alloggio. È auspicabile che l’amministrazione riveda i propri programmi e stabilisca con queste persone come procedere».

«Sono molto d’accordo su questo tipo di assemblee, perché è un modo di ascoltare i disagi che possono avere i cittadini – afferma contrariata Innocenti – Mi danno fastidio le assemblee quando vengono solo politicizzate, mettendo forse ancor più scompiglio e alzando i toni nelle persone che sono spaesate sui temi che si pone, solo per fare una propaganda politica. Credo sia giusto dare informazioni, ascoltare, cercare di capire laddove ci siano stati errori, ma bisogna farlo sempre nel rispetto civile ma senza fomentare. Io non sono venuta qui a fare campagna elettorale, ma a svolgere il mio servizio di consigliera, lo faccio per una comunità; mentre vedo che altre forze politiche lo fanno in maniera strumentale perché siamo vicini alle prossime elezioni». «La cosa che non si riesce a sapere è perché non è mai stato presentato ai cittadini quella che sarà la cronologia dei lavori – si domanda Galli – Ci sono quattro numeri civici per ogni blocco, per cui due vengono effettuati nel blocco 2 e due nel blocco 3. E gli altri due quando verranno fatti? I soldi bastano per tutti? Nell’immediato le necessità sono comunque che gli inquilini si devono attrezzare, perché da giugno devono lasciare le case. Ci sono anziani, gente che è cinquant’anni che ci abita: portarli via dalla propria casa, significa dare un brutto segnale».