Cadaveri nelle valigie Taulant: "Non sapevo dell’aborto di Elona"

L’interrogatorio del pm Galeotti con il figlio della coppia uccisa "Kalesha non era incinta di me. I miei genitori avevano contanti"

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di Stefano Brogioni

FIRENZE

Taulant Pasho ha detto di non aver mai saputo della gravidanza della fidanzata, Elona Kalesha e, nell’interrogatorio di lunedì a Como con il pm Ornella Galeotti, titolare dell’inchiesta per l’omicidio dei suoi genitori, Teuta e Shpetim Pasho, i cui resti sono stati ritrovati a dicembre in 4 valigie in un campo a Sollicciano, ha escluso categoricamente anche che lui potesse essere il padre di quel bambino che la donna portava in grembo.

Le date. I carabinieri hanno appurato che Elona Kalesha, al momento detenuta per l’omicidio e il depezzamento dei cadaveri dei due suoceri, abortì a Careggi il 27 ottobre del 2015. In quel periodo la donna aveva preso in affitto l’appartamento di via Fontana dove, secondo l’accusa, sarebbe avvenuto il duplice delitto. Omicidio che gli inquirenti collocano tra il pomeriggio del 1 novembre e le prime ore del 2, il giorno in cui Taulant uscì dal carcere di Sollicciano dove si trovava in misura cautelare. Nel lungo confronto, da indagato, con gli inquirenti, Taulant, che oggi sta scontando una pena per detenzione di droga ed evasione, dopo essere stato carcerato in Svizzera per altri reati, ha anche raccontato che nei giorni successivi alla sua uscita dal carcere, rientrò in possesso di circa 20mila euro che aveva prestato alla fidanzata. Da dove provenivano quei soldi? Il pm Galeotti non esclude che possano essere parte della cospicua somma in contanti (50, 60mila euro) che, come confermato dallo stesso Taulant, i suoi genitori si portavano sempre addosso. Sul perché non abbia denunciato lui la loro scomparsa, l’uomo ha spiegato che temeva di essere espulso dall’Italia per i suoi precedenti e preferì che fossero le sorelle ad avere contatti con i carabinieri.

Gravidanza e soldi. E’ tra quell’aborto, maturato in una relazione di cui Pasho non era a conoscenza, e quel ’’tesoro’’ che Shpetim e Teuta avevano appresso, che si collocherebbe il movente dell’atroce omicidio, avvenuto, secondo l’accusa, prima dell’uscita dal carcere di Taulant affinché questi non venisse a conoscenza di qualcosa che i genitori avrebbero potuto riferirgli. In attesa degli esiti scientifici sulle tracce di dna ricavate nell’appartamento (sulle valigie non ne sono stati trovati di utili), i carabinieri stanno continuando a scandagliare la vita privata di Elona. Forse nelle sue frequentazioni di sei anni fa, si annida l’autore, o gli autori, del delitto o chi l’avrebbe spalleggiata in un ’lavoro’ arduo da compiere da soli.

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