REDAZIONE FIRENZE

’Avrei preferito essere un gabbiano’. La storia dello 007 dell’arte

Il lavoro di (e con) Marco Di Costanzo dedicato a Rodolfo Siviero debutta domani al Teatro Cantiere Florida

In prima assoluta al Cantiere Florida ’Avrei preferito essere un gabbiano’

In prima assoluta al Cantiere Florida ’Avrei preferito essere un gabbiano’

Chi è Rodolfo Siviero? Noto alle cronache come lo ’007 dell’arte’ è stato spia, funzionario statale, dongiovanni e influencer ante-litteram. La sua vita è materiale per un romanzo storico, una storia d’avventura, un feuilleton sentimentale. O forse è altro? Domani (ore 21) al Teatro Cantiere Florida di Firenze debutta ’Avrei preferito essere un gabbiano’, nuovo spettacolo di Teatro dell’Elce di e con Marco di Costanzo, nell’ambito della stagione di prosa a cura di Elsinor Centro di Produzione Teatrale. Un lavoro che intreccia la storia straordinaria di un uomo diventato famoso per aver recuperato le opere trafugate allo stato italiano dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale a quella con la storia dell’Italia repubblicana, tra luci e ombre, spacconate e segreti, fino alla definitiva caduta delle illusioni. C’è anche una terza vicenda, quella più misteriosa dell’umanità di Siviero: una sorta di discesa agli inferi, un percorso tortuoso che indaga le sfumature di un animo tormentato, in cui gli slanci convivono col più cupo disincanto. Tre voci umane e una strumentale, quella di un violoncello elettrico, inseguono le tracce ambigue della memoria di Siviero tra inciampi, scoperte, incontri, alla ricerca di qualcosa che sfugge ma irresistibilmente attrae.

"Questo spettacolo nasce da una serie di coincidenze – racconta Marco Di Costanzo – la prima è l’incontro con la figura di Siviero, avvenuto a seguito della commissione di un lavoro teatrale. Non ne avevo mai sentito parlare prima, né di lui né della sua ’casa museo’, che pure si trova a pochi isolati dal luogo in cui sono nato. La sua vicenda personale è materiale molto interessante da sviluppare in una drammaturgia, in particolare perché contiene la storia con la ’S’ maiuscola e, allo stesso tempo, è cronaca dei miei luoghi e del mio tempo. Mi ha sempre incuriosito il fatto che, da bambino, potrei aver incrociato Siviero per strada". Quindi prosegue: "Un’altra coincidenza è stata la scoperta di un corpus di informazioni sulla vita di Siviero, di segno opposto alle fonti ufficiali. Se è vero che trovavo molto stimolante la possibilità di scrivere su un ’grande personaggio’, la scoperta del Siviero intimo mi ha conquistato definitivamente. Ultima, decisiva, coincidenza: l’incontro con Annamaria Moro, violoncellista e cantante. La possibilità di improvvisare atmosfere sonore con un violoncello elettrico ha posto le basi per la forma dello spettacolo".