Il Codice Rustici esposto a Firenze in Palazzo Sacrati Strozzi

Una straordinaria occasione di riscoperta aperta a tutti

Firenze, 30 settembre 2022 - Si deve ringraziare quel prete che entrando nel negozio di un rigattiere vide quel manoscritto che, in qualche modo, gli parlava. E fece bene ad "ascoltarlo". Quel manoscritto, quel codice corposo e illustrato, sarebbe stato consegnato alla Biblioteca del Seminario maggiore di Firenze che lo custodisce tuttora.

Codice speciale, codice “saccheggiato” – direbbe opportunamente la storica dell'arte Cristina Acidini – nella prime trenta pagine che illustrano Firenze com’era nella prima metà del Quattrocento, all’indomani del Concilio di Ferrara e della Città del Fiore (1438-1439) e quand’era prossima al superamento la linea di confine con le Americhe . E si deve gratitudine ad Elena Gurrieri, direttrice della Biblioteca, che il ‘Codice Rustici’ lo ha riscoperto, lo ha studiato, ne ha arricchito con sussidi scientifici edizioni fotostatiche e divulgative, lo ha salvato dalla frammentazione e dall’esclusivo “saccheggio” delle immagini; e a Cristina Acidini, che ha condiviso il percorso di riscoperta fino a realizzare a quattro mani, con Gurrieri, una sorta di guida a colori, edita da Olschki, 'Firenze 1450 - Firenze oggi' per cogliere nella Firenze di oggi la filigrana di quella di allora.

Il Codice, scritto e disegnato da un orafo del Rinascimento, Marco di Bartolomeo Rustici (1393-1457) nella prima parte descrive e illustra la Firenze del XV secolo e il suo territorio; nella seconda e terza parte il viaggio in Terra Santa, da Porto Pisano a Cipro, quindi al Monastero di Santa Caterina, nella penisola del Sinai, e poi a Gerusalemme e nel resto della Terra Santa fino alla conclusione in Damasco. Il vero titolo del codice è 'Dimostrazione dell'andata del Santo Sepolcro'.

Fu scritto tra il 1447 e il 1453 quando Rustici si fece pellegrino “...chonsiderando quanto tenpo il sono stato in questa misera vita, veghomi d'etae cinquatotto, e il mio tenpo ave'lo speso tiepidamente in chosse deboli...”. “I suoi disegni acquerellati – spiegano le curatrici - sono qui messi a confronto con le grandi chiese esistenti, ma anche coi luoghi e i resti delle altre chiese e chiesette scomparse. La stupefacente sequenza di somiglianze e differenze racchiude l'identità profonda di Firenze: una città ricca di memoria, capace di cambiare restando se stessa”. Ora il Codice è in mostra nella Sala delle Esposizioni di Palazzo Sacrati Strozzi, sede della Regione Toscana, con 23 pannelli illustrativi. Tanti sono i tagli di lettura da dare al Codice Rustici. I poveri, ad esempio, e non è poco. “Firenze emerge da queste pagine – osserva Elena Gurrieri – come una città che non abbandona i poveri e va loro incontro. E’ un fatto che viene rappresentato tanto nel testo, la rappresentazione narrativa dell’autore, che nelle immagini che sono bellissime”.

“Questa città – sottolinea il card. Giuseppe Betori – ha costruito la propria identità attraverso le chiese, gli ospedali, unendo la ricchezza della vita religiosa a quella civile. Questo Codice è stato salvato dalla dispersione e testimonia la connessione tra cultura e fede, binomio decisivo anche nella Chiesa di oggi: una Chiesa che non pensa solo a se stessa, ma alla città e alla cultura”.

Si scopre che la Firenze della metà del Quattrocento, osserva il presidente della Regione Eugenio Giani, era costellata non solo da edifici religiosi e civili, tutti siti storici di grande importanza, ma anche da molti Ospedali e Strutture dell’Accoglienza: era già insomma quel ‘forziere’ di istituzioni dell’accoglienza che ancor oggi riconosciamo vive: la Misericordia e il Bigallo, in antico l’Orbatello, San Jacopo in campo Corbolini e i Buonuomini di San Martino, per ricordarne solo alcuni. Per non parlare poi degli Ospedali, quindi dei luoghi deputati alla cura della salute, spesso situati accanto alle Chiese: Santa Maria Nuova e Sant’Egidio ne sono il più nitido esempio. Ciò significa che “il senso della Civiltà dell’Umanesimo è rimasto centrale, un primato imprescindibile perché sempre profondamente radicato, nella storia della nostra Toscana”.

E' la descrizione della Firenze nel momento più alto della sua storia, il XV secolo, con il Rinascimento.  Per Cristina Acidini l’avventura del Codice Rustici ha raggiunto obiettivi straordinari. Al “saccheggio” si è sostituito uno studio organico. Il Codice, che prima delle prime trenta pagine saccheggiatissime per l’iconografia ad acquerello della Città del Fiore, presenta la storia della Creazione, “trasmette l’entusiasmo per una città devota, solidale e bellissima che diventa sempre più bella”. In quella stagione a Firenze incontri Brunelleschi e Michelozzo, Masaccio e Beato Angelico. La città è rappresentata con opere avviate, alcune delle quali poi non finite, con un assetto geografico che sorprende: in quella che è oggi piazza Madonna degli Aldobrandini è raffigurato il passaggio di un fiume. L’esposizione, sponsorizzata da Bper, è visitabile dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12.30 e dalle 14 alle 16.30; il sabato dalle 10 alle 12.30, e solo su prenotazione, inviando una email a [email protected] o telefonando dalle 9 alle 13 al numero 055 4385616 Michele Brancale  

 

 

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