Vlahovic, perché no alla Juve. Asta all’estero

Da qui a dicembre (inoltrato) sarà tutto un gioco di equilibri diplomatici, fra la conta dei gol sul campo e delle trattative fuori, le offerte gestite a fari spenti dai manager del giocatore e il lavoro della Fiorentina per procurarsi alternative da proporre subito al posto di Vlahovic nel caso in cui dovesse partire. Difficile per almeno tre motivi: la particolarità del mercato di gennaio, che offre poche possibilità e molto care; la necessità di sostituire Vlahovic con un giocatore di alto livello; i procuratori di Vlahovic hanno rifiutato 3 milioni di commissione dalla Fiorentina per il rinnovo del contratto, è ovvio che in mente abbiano altri parametri che aumenterebbero se il cartellino del giocatore valesse meno.

E a giugno Vlahovic sarà a un anno dalla scadenza del contratto all’interno di una specie di palude: difficile forzare a quel punto la mano da parte del club viola, molto più semplice ottenere eccezionali guadagni per i procuratori capaci di abbattere il prezzo di acquisto. Quindi anche se in teoria la cessione di Vlahovic a gennaio sarebbe più vantaggiosa, è prematuro parlarne ora. E la destinazione Juventus sembra davvero l’ultima possibile. L’unica certezza da parte dei bianconeri per ora è che – Vlahovic a parte – hanno girato 10 milioni per il prestito biennale di Chiesa sul conto corrente della Fiorentina e altri 40 (più 10 di probabili bonus) ne dovranno versare il prossimo giugno. Considerato che il bilancio 202021 della Juventus si è chiuso con una perdita di 209,9 milioni e che l’indebitamento finanziario netto ammonta a 389,2 milioni sembra improbabile scovare la cifra che la Fiorentina richiede per Vlahovic. Che lo scorsa estate fu contattato da Atletico Madrid e Manchester City, le due società che hanno avviato l’overdose di appetiti da parte di chi lo gestisce. Ora si è aggiunto anche il Tottenham e potrebbe non essere il solo.