
di Marco Fontanelli
La recente scomparsa di Diego Armando Maradona ha scosso con forza il mondo del calcio che ancora, a dieci giorni dal tragico evento, piange una delle stelle più brillanti del suo firmamento, per molti la più brillante. Nella sua carriera Maradona ha incrociato in quattro occasioni anche la strada dell’Empoli: era l’Empoli costruito da Silvano Bini, che per la prima volta assaporava il palcoscenico della Serie A e che con entusiasmo si apprestava a conquistare, al termine della stagione 1986-’87, una prima, storica salvezza nella massima divisione del calcio italiano. E proprio Bini, che per quarantanove anni ha vissuto l’Empoli come una famiglia, rifiutando per scelta di cuore anche le tante proposte di compagini di rilievo come Cremonese, Udinese, Fiorentina, Bari e Cagliari fra le altre, come si potrà leggere in un libro di prossima uscita, non si risparmia nel ricordare l’ormai compianto “Pibe de oro”...
"In quegli anni – racconta, tornando con la memoria a quei tempi – il calcio era sicuramente una realtà più difficile di quella di oggi. Per l’Empoli il palcoscenico della Serie ‘A’ era un qualcosa di impensabile ed infatti tutta Italia parlava di noi con curiosità, simpatia ed anche un pizzico di ammirazione. Con Maradona, per questo, ci conoscevamo solo attraverso la stampa".
"Il suo Napoli – continua Bini – era davvero molto forte tanto che all’andata ci fece quattro gol. Era il 23 novembre 1986 e al “San Paolo” finì male ed il primo gol fu proprio dell’argentino, ma quando ci fu la partita di ritorno ebbi una gradita sorpresa visto che prima della partita mi cercò, si avvicinò per conoscermi di persona e parlammo di Empoli e dell’Empoli. Fu un momento di estrema curiosità reciproca ed alla fine mi fece i complimenti per quello che una piccola realtà come la nostra stava facendo in Serie ‘A’. Fu un gesto che mi fece molto piacere. In quella circostanza vicino a noi c’era un fotografo che vide la scena ed immortalò il momento. E’ un’immagine che ancora oggi conservo gelosamente".
E in quella gara di ritorno le cose andarno diversamente rispetto all’andata. Il Napoli infatti arrivava ad Empoli dopo avere appena battuto Inter e Juventus, e subito dopo avrebbe vinto anche con Verona e Milan. Eppure, quel 5 aprile 1987, mentre la città ed i tifosi accolsero i partenopei con tutti gli onori che si dovevano ad una grande squadra, sul campo gli azzurri di casa imposero un incredibile 0-0... "Al Napoli riservammo un trattamento d’onore come facevamo sempre con le grandi avversarie che venivano al ‘Castellani’ –- prosegue Bini – perché sapevamo che era nostro l’onore di affrontare formazioni che mai avevamo incontrato nella nostra storia, e cercavamo quindi di non sfigurare davanti a nessuno. Quel giorno giocammo una grande partita, una sorta di miracolo vista la forza di chi avevamo davanti, e quello 0-0 diede ancora più valore al lavoro della nostra società".
Uno 0-0 che si rivelò comunque prezioso, perchè a fine campionato l’Empoli si salvò. Poi, la stagione successiva le strade di azzurre e Maradona si incrociarono di nuovo in altre due occasioni. A Napoli finì con un’altra sconfitta, stavolta per 2-1 e ancora il “Pibe de oro“ ribaltò con due gol l’iniziale vantaggio di Ekström, ma al “Castellani” finì ancora 0-0. Peccato che quel torneo si chiuse purtroppo con la caduta degli azzurri in Serie B... "Quando andavamo al Sud in particolare – ricorda ancora con piacere Bini – tutti si meravigliavano di quello che avevamo fatto al nostro primo anno di Serie ’A’, e questo per noi era motivo di grande orgoglio. Dopo il nostro primo incontro, quell’anno io e Maradona ci ritrovammo e fu un piacere stringerci di nuovo la mano e rinnovarci i complimenti per i reciproci risultati. Dopo lo Scudetto del 1986-’87, nel 1987-’88 il Napoli arrivò secondo e Maradona vinse la classifica marcatori facendo vedere cose estremamente belle. Parliamo di un giocatore che non ha bisogno di presentazioni, famoso in tutto il mondo, oggi non c’è nessuno che possa paragonarsi a lui. In campo era svelto e bello da vedere, era una persona squisita, simpatica e molto gentile con tutti, generoso quando poteva e chi l’ha conosciuto veramente lo sa".
"Lo saluto così – conclude Silvano Bini – con un’ultima stretta di mano...".