«Mio figlio disabile senza sussidio. E tutto per un errore burocratico»

Una mamma disperata si appella all’Inps perché le dia una mano

Inps (Newpresse)

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Empoli, 15 marzo 2018 - La burocrazia può trasformare anche un semplice contributo sociale in un vero inferno. E’ quanto accaduto a C.B., 47enne che vive nel comune di Cerreto Guidi e ha due figli a carico, di cui uno sedicenne invalido, che si è trovata a ingaggiare una battaglia personale con l’Istituto nazionale per la previdenza sociale. La donna aveva cominciato a ricevere dal settembre 2017 il contributo Sia, ovvero il Sostegno per l’Inclusione Attiva, percependo anche gli arretrati di alcuni mesi. Tutto è andato liscio fino a gennaio, quando C.B. si è accorta di non aver ricevuto il pagamento del mese di dicembre.

La motivazione? Secondo quanto la mamma 47enne ha potuto appurare, si tratterebbe di un errore burocratico assurdo: «Mi è stato detto - racconta - che mio figlio riceveva una pensione mensile da oltre 1.700 euro e per ciò il contributo Sia era stato sospeso. Peccato che di questa pensione da 1.700 euro io non abbia mai visto nemmeno l’ombra. L’unico contributo percepito da mio figlio è quello dell’idoneità di frequenza che ammonta a circa 300 euro e che gli viene dato solo durante il periodo scolastico, quindi per nove mesi all’anno».

C.B. prosegue nel suo racconto: «Ho fatto una ricerca e all’Inps risulta questa pensione da 1.700 euro, che però noi non percepiamo, e per questo ci sono stati tolti i contributi sociali. Eravamo anche in attesa per il REI (Reddito d’Inclusione Sociale) e adesso anche questa pratica è completamente bloccata». 

La mamma 47enne si è subito messa in moto contattando l’istituto di previdenza per avere spiegazioni a riguardo: «Ho provato prima a Prato - racconta - che è la città da dove vengo e poi all’Inps di Empoli. Da tre mesi però non riesco a ottenere nessuna risposta, dopo attese anche di tre ore per volta. Mi è stato detto soltanto di mandare una mail alla sede di Roma, ma nessuno sa quanto potrebbero impiegarci a rispondermi».

Il tempo, in questo caso, è un vero nemico più che un tiranno, perché la situazione economica della famiglia di C.B. è piuttosto precaria: «Se non vengono sbloccati il Sia e il Rei finirò in mezzo a una strada. Già adesso - spiega - vivo nella casa del prete e ogni volta che devo pagare l’affitto sono costretta a chiedere uno sconto perché altrimenti non ci riesco». Con pochi soldi al mese, la 47enne deve infatti badare al figlio 16enne con invalidità e a una bambina di 5 anni. «Sono dieci anni che vivo in questo territorio e non sono ancora riuscita a trovare un lavoro - conclude -. Mio figlio è invalido secondo la 104 e ho bisogno di un impiego che mi permetta di prendermene cura. Non posso certo abbandonarlo».