Un’operazione da 4.700.000 euro complessivi, che rientra in una serie di maxi-interventi di riduzione del rischio idrogeologico che la Regione Toscana ha intenzione di effettuare nei prossimi anni su tutto il territorio della Metrocittà (e non solo). E che dovrebbe interessare, nei prossimi mesi, l’area fra Bassa e Gavena oggetto di dissesti diffusi "aggravatisi anche a seguito della sequenza di piene dell’Arno del novembre e dicembre 2019", stando a quanto si legge nella relazione del progetto esecutivo.
Si tratta di intervento che interessa la sponda destra del fiume, nel tratto compreso tra l’immissione del Fosso Montanelli a valle "e l’immissione del fosso identificato dal reticolo regionale LR 79/2012 con il codice BV 6175", per una lunghezza di circa 3 km. Su incarico della Regione Toscana, è quindi stato redatto il progetto di un primo lotto di interventi che condurranno la realizzazione di un argine remoto sull’Arno a difesa dell’abitato delle frazioni Osteriaccia, Appalto, Mori, Gavena, Pieve a Ripoli.
Le opere prevedono, nel dettaglio, la sistemazione della sponda destra del fiume Arno: sono previsti interventi sul tratto di sbocco del Rio Ganghereto e su alcuni setti in terra di separazione tra l’alveo inciso del fiume e vecchie aree di cava di inerti, ora in disuso. La finalità dell’opera è quella di ripristinare, tramite lavori di manutenzione, una conformazione stabile delle sponde in destra dell’Arno, preliminare alla futura realizzazione delle arginature remote e della cassa di espansione di Navetta (facente parte del sistema di casse di espansione di Roffia). Anche alla luce dell’alluvione dello scorso 2 novembre, che ha colpito duramente il territorio. Così facendo, si vuole dunque rendere più stabile quella sponda del fiume e agevolarne anche i futuri lavori manutentivi, oltre a prevenire criticità alla foce del Rio. Per quanto concerne infine il cronoprogramma, dal progetto si apprende che i lavori potrebbero, nella migliore delle ipotesi, prendere il via sul finire del prossimo inverno, per poi chiudersi definitivamente entro il febbraio del 2027. Ventiquattro mesi di lavori, che dovranno suturare in via definitiva le ferite residue lasciate negli ultimi anni dalle intemperie.
Giovanni Fiorentino