
di Bruno Berti
Il nuovo magazzino della Sammontana, un ampio spazio di 50.000 metri cubi, che può arrivare a ospitare 4.000 pallet di materie prime, è già operativo. L’investimento dell’azienda di via Tosco Romagnola si è reso necessario per poter aumentare i volumi di produzione del gelato, proposto in una serie lunghissima di prodotti, che rappresenta il punto nevralgico dell’attività dell’industria dolciaria empolese, un vanto per la città, e non solo, da decenni. In fabbrica volevano infatti poter accrescere la capacità produttiva, ma lo spazio, come spesso accade nel caso dello sviluppo di un’attività già esistente, non è mai sufficiente rispetto alle necessità dell’impresa. Per questo i vertici aziendali hanno deciso di realizzare il magazzino al di fuori del perimetro dell’attuale stabilimento empolese, quello storico.
La nuova struttura si avvale delle tecnologie più avanzate per gestire un prodotto, il gelato, che ha bisogno di temperature abbastanza basse per poter essere stoccato e garantire, uno volta portato in tavola o consumato al bar, tutto il gusto dei prodotti Sammontana, il terzo produttore di gelato industriale nel nostro Paese, dietro soltanto a due giganti multinazionali.
E’ chiaro che la possibilità di poter disporre di spazi adeguati ha, da un lato, fatto crescere la capacità produttiva e, dall’altro, aumentato il personale in azienda. Il magazzino in sé non ha molti addetti, come ogni struttura di questo tipo, in cui, tra l’altro, le innovazioni tecnologiche sono molto frequenti.
L’industria empolese di avvale anche, come centro logistico, degli spazi (in affitto) in buona parte della ex Zanussi, nel comune di Montelupo Fiorentino, dove ormai da anni si assiste a un elevato traffico di grandi Tir bianchi con il caratteristico logo Sammontana sulle fiancate.
Non si deve dimenticare che stiamo parlando di un’impresa, che, come tutte quelle del settore agroalimentare, non ha mai chiuso per l’epidemia, anche perché gli italiani, sia pure atterriti dalla paura del Covid, hanno pur sempre dovuto nutrirsi. E in certo periodi sfortunati, diciamo così, niente di meglio di un buon gelato.
L’impresa di via Tosco Romagnola ha comunque dovuto prendere la misure, diciamo così, alle conseguenze della pandemia. La questione non ha riguardato il prodotto principale dell’impresa, il gelato, visto che quanto si è perso nei bar, spesso chiusi, è stato recuperato grazie alle vendite nella grande distribuzione organizzata: i supermercati e le maxi superfici di vendita. Diversa la questione per la croissanteria, altro settore importante per l’azienda, in cui le chiusure dei bar si sono fatte sentire.