Negli anni immediatamente successivi alla Prima Guerra Mondiale, a Fibbiana furono piantati in piazza tredici lecci a ricordo di altrettanti soldati che non fecero ritorno a casa. E per motivi ancora da chiarire, i 58 nomi indicati sulla targa di piazza Matteotti rappresenterebbero solo una parte dei caduti di Montelupo: il numero complessivo sarebbe decisamente più alto e ammonterebbe a circa 120 unità. Sono alcune particolarità emerse a seguito dell’appello lanciato dall’assessore alla memoria Lorenzo Nesi nei giorni scorsi, il quale aveva invitato i montelupini a segnalare storie dei rispettivi antenati che combatterono sul Carso, sull’Isonzo o sul Piave nella guerra del 1915-1918.
L’intenzione è quella di mettere insieme ricordi ed aneddoti in vista delle celebrazioni del 4 novembre prossimo (e di un convegno che dovrebbe tenersi in paeseil prossimo 30 ottobre in collaborazione con Aned). "Sono stato contattato quasi esclusivamente da figli o nipoti di superstiti ed è proprio questo il problema: i caduti erano spesso giovanissimi che non hanno purtroppo fatto in tempo a lasciare eredi. E le loro tracce sono scomparse all’interno delle stesse famiglie d’origine, dopo due o tre generazioni – ha detto Nesi – per quanto riguarda la discrepanza fra i dati, bisogna ricordare che il monumento ai caduti di Montelupo è stato realizzato ad esempio è del 1929. Si era in pieno ventennio ed è possibile che fosse stata fatta una cernita evitando di commemorare caduti di idee politiche diverse. O enfatizzando magari caduti legati ai Comuni limitrofi ma vicini al regime fascista".